Negli ultimi tempi ONG operanti nel Mediterraneo hanno portato in Italia molti esseri umani prelevati da natanti in difficoltà. Non sempre però i “naufraghi” sono stati salvati dalle acque come il Mosè di biblica memoria.. Ma cosa spinge queste ONG ad intervenire? Il loro obiettivo è veramente solo umanitario? Chi le sostiene finanziariamente e soprattutto perché si spingono così vicino alle coste libiche per prelevare le povere vittime dei trafficanti? Sorge spontaneo il sospetto, probabilmente fondato, che nel loro agire ci sia ben più della filantropia e delle tematiche umanitarie. Venendo a noi e più nello specifico, ci ricordiamo che alla fine dello scorso luglio i media italiani quotidianamente riportavano aggiornamenti sulla contrapposizione tra il “governo gialloverde” e varie ONG dotate di mezzi navali per il soccorso ai migranti nel Mediterraneo. Cambiato il governo, di ONG non se ne parla più. E’ quindi sorto legittimamente nell’opinione pubblica il dubbio che tutta quell’attenzione a livello nazionale ma anche internazionale fosse strumentale e finalizzata ad ottenere il ribaltamento istituzionale che poi c’è stato.
Pur lasciando da parte la politica non si può però non osservare come nel caso specifico l’azione delle ONG operanti nel “mare nostrum” abbia pesantemente contribuito a determinare la sorte dell’esecutivo nel nostro Paese. Ed allora occorre chiedersi se le ONG siano effettivamente in grado di condizionare i governi. La risposta che mi sento di dare è interlocutoria. Certo condizionano, sono organizzazioni che hanno oramai raggiunto un peso politico significativo. Le ONG sono nate per vari motivi e con fini molto diversificati, non tutte seguono finalità filantropiche, molte agiscono laddove i governi latitano e non disdegnano il profitto anche se si dichiarano “no profit”. Il solo fatto di impiegare non solo volontari ma migliaia di addetti, spesso lautamente pagati, con il “no profit” non ha molto a che vedere. I loro bilanci non sono disponibili e nel loro mondo non tutto è chiaro, anzi. Alcune ONG perseguono scopi ideologici per cui operano a sostegno o in contrasto con i governi, soprattutto nei Paesi del terzo mondo, per conseguire risultati politici prefissati. Pensiamo al variegato mondo dell’ecologismo, dell’ambientalismo e dei movimenti ad essi collegati, pensiamo ai paladini della salvaguardia del clima del pianeta, ai movimenti “green”, che mettono in piedi ONG per sostenere la loro attività nel concreto.
Molti governi le sfruttano, altri le subiscono impotenti o le appoggiano per convenienza quando aiutano a risolvere i loro problemi sociali. Ma tutto questo ricade nella logica delle cose, così va il mondo.
Il problema più grave però, mai pienamente affrontato dalla comunità internazionale (leggasi Nazioni Unite), non è quello delle ONG che strada facendo magari deviano un po’ dalla corretta via per fini diversi da quelli istitutivi, ma quello delle ONG pensate e strutturate fin dall’inizio per condizionare i governi e la loro azione. Il sospetto della loro esistenza è venuto a molti italiani quando si sono trovati di fronte a casi come quello della famosa Comandante Carola Rakete e della sua nave Sea Watch, che con piglio combattivo e di aperta sfida si è opposta al nostro governo forzando il divieto di ingresso in porto italiano. Nel caso specifico nessuno ha ritenuto che la sua fosse solo un’azione umanitaria isolata. Tutti hanno pensato, e forse a ragione, che dietro a lei ci fosse qualche governo europeo, stanco del decisionismo del nostro Viminale e della chiusura all’accoglienza indiscriminata dei profughi traghettati dalle ONG. La Germania, patria della Comandante, è stata subito sospettata.
In definitiva le ONG hanno sicuramente una significativa capacità di influenza nei Paesi sottosviluppati e poveri dove, veramente, possono fare la differenza nel bene e nel male e dove con i loro appoggi internazionali e con la potenza dei governi da cui traggono protezione e paternità possono non solo influenzare ma decidere i destini. In altri casi, quando sono l’espressione ed il braccio armato di potentati e lobby di potere mondiale, possono anche rendere la vita difficile anche a grandi nazioni, come è successo con l’Italia.