Cultura

Stelle perdute

di Norman Zoia

Dalla sua prima Musa, dipinta tra il figurativo e l’informale quando era appena quattordicenne, ne son passate di comete sopra i cieli perigliosi dell’arte. Subito dopo il sessantotto e la nascita di Tank (oggi tra i più grandi chitarristi italiani), all’incrocio obbligato degli universi anche noi ci siamo incrociati, proseguendo poi insieme per un lungo tratto di strada e di mare e di nebbie. È così che le sue Isole Transtemporali si sono stemperate talvolta tra le liriche di alcune mie ballate; atmosfere pressoché identiche piovevano a dirotto dalla sua pennellessa o dalla mia biro, sulle tele o sui pentagrammi che poi finivano con l’unirsi come Scogli Promessi. L’ancestrale soffio liparota filtrava lungo l’asse lombardo-veneto e in seguito, grazie a Palamara, lambiva la città eterna, fin dentro Palazzo Barberini; quindi sfociava oltre oceano, alla Gregg’s Gallery di New York. Ora, la tonante rifrazione di fondo dei buchi neri, ormai confermata dalla scienza, torna a sfiorare le opere del maestro ambro-eoliano e, di riflesso, ripercorre le stanze di alcuni miei vecchi marginalia letterari. Sotto stelle lontane, perdute nel tempo...

Ultimo aggiornamento: 18/04/2024 22:08