Cultura

Jackeff Daniel’s Blues Brand

di Norman Zoia

Trecentosessantasei ballads, una per ogni giorno di un ipotetico anno bisesto, attraverso quaranta capitoli aperti e chiusi da trittici e florilegi. Storie che si dipanano in sezioni o parti, sette come le porte create da Allah e i fanciulli di Minosse. Dieci i lustri, con sempre meno lustrini, da un sessantotto che ha scagliato comunque fino a oggi quel potere cui gli esclusi e gli sconfitti hanno dovuto e devono sottostare. Il futuro è in pericolo, Jackeff Habibi lo sa bene e lo ha sempre raccontato, nei suo libri e con la sua armonica. Generazioni che hanno perso, soggiogate dagli scriteriati metodi non scritti del branco, per le quali forse solo un consapevole lirismo può essere salvifico. In parte lo possono trovare all’interno di questo lavoro ampio e articolato, contrappuntato altresì da una dozzina di immagini. Col marchio malinconico di un rock urbano e di un quindici anni vecchio che già dall’adolescenza contraddistingue l’autore (sopra, a Rajasthan, in occasione del suo recente viaggio in India insieme ad Aisha, la sua compagna danzatrice d’oriente).

[…] Ma quanto durerà questo bel sogno? / Quanto durerà quest’incubo atroce? / Dio forse sta guardando dall’altra parte / di un piangere lontano… […] (pag. 468)

Jackeff Habibi, Gothic Requiem / La tacita morte di una gioventù // Logopeditore // Pagg. 545

Ultimo aggiornamento: 29/03/2024 09:14