Cultura

Sangue blues

di Norman Zoia

È notte ormai, oh dio del blues / nei retrobar, mio dio del blues / cadono i sogni / dentro i bicchieri / e intanto fuori / morde il crack […] Un daiquiri blues che potevi arditamente abbinare a una buona pasta e fagioli, cucinata e servita al Capolinea dalla cara Maria; magari mentre Tullio De Piscopo duettava con Eddie Moore, due grandi batteristi in perfetto sinc: il primo con tanto di partitura e sangue napoletano a pieno regime, il secondo tutto istinto africano e corpulenta energia sottolineata a tratti dai virtuosimi di Tony Scott. Erano questi i tempi in riva al Naviglio Grande, allorché i ragazzi qui sopra muovevano contrappunti e controcanti. C’era l’armonica di Fabio Treves, Cooper Terry e Carlone Fassini, l’hard sax appeal di Larry Nocella, le mani di Mario Rusca o di Luigi Bonafede al piano, gli accenti profondi di Lucio Terzano chino con l’archetto sulle corde del contrabbasso, l'occhio vigile del patron Giorgio Vanni. Mentre le figlie Angelica, Laura e Alessandra servivano ai tavoli bruschette e vino rosso a Dario Fo e Franca Rame, a Jannacci e Peppino Gagliari, a Mario Leny e Jerry Calà, a noi giovani assetati d’arte e di blues, di cinema, di rock e di jazz...

Il jazz è un inciampo / una corda che si allenta / una voce che si spezza / un accordo scalcagnato / il jazz è fiato lungo / senza punteggiatura / il jazz di Tony Scott, / di Larry, Gerry e Rava / il jazz al Capolinea / ha sempre un'intro nuova / il jazz lungo il Naviglio / tra birre, pasta & ceci / il jazz è bianco & nero / che scorre e trascolora / il jazz è sax vobiscum / è drummer soul in jam / singhiozzi di un pianista / che parla con la luna / il jazz è come il vento / che frusta la radura / è danza a bordo rigo / è prosodia divina / il jazz ti abbraccia dentro / racconto che respira / nel bop che si rincorre / fuori di partitura / nel palpito in levare / di molto altro ancora...

Ultimo aggiornamento: 19/04/2024 22:05