Cultura

Singer in the rainbow

di Norman Zoia

Ha riletto i gorgheggi quasi impossibili di Giorgia e la vena intimista di Elisa con la quale è stata in tour da vocalist. Ci ha consegnato una Lady Gaga addirittura più intensa dell’originale e ci ha riproposto il canto di dolore di Mimì. Ha perfino messo a nudo il suo estro maschile immedesimandosi nel genio di Stevie Wonder. Infine ci ha fatto deliziosamente immalinconire coi fraseggi della divina Callas e sognare nei panni del celeberrimo passerotto che non è quello cui si rivolgeva un innamorato Baglioni nel vecchio millennio. L’interpretazione che ha dato del mito Edith Piaf è stata infatti qualcosa di così commovente, tanto da sbaragliare giocoforza l’agguerrita concorrenza. Ci riferiamo naturalmente a Lidia Schillaci, in attesa di confrontarsi con Whitney Houston nell’ultima puntata. Stella dello spettacolo di Rai 1 nella sera intitolata alla dea dell’amore, vocalist di spessore con tutte le carte in regola per calcare in proprio le tavole dell’Ariston o magari quelle dell’Olympia, il leggendario teatro parigino dove il nostro Paolo Conte è di casa. Insomma un range emozionale, quello dell’artista siciliana, che ha in sé tutti i controcolori dell’arcobaleno, anche cantando sotto la pioggia, non solo in questo suo travolgente Tale e Quale Strong Show. Bella lì. Bella Lidia! Col suo lungo tragitto on stage; con i suoi lustri, tanti quanti le sette note che dall’ugola le sgorgano già trapunte di strameritati lustrini. O per dirla col compianto maestro Canfora allorché compose e scrisse quello storico, meraviglioso esercizio di stile per la tigre di Cremona e di Lugano: Brava, brava, brava / Lidia com’è brava / Com’è tanto brava / tanto tanto brava sì...

Ultimo aggiornamento: 18/04/2024 22:08