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Amazzonia e Crisi Climatica

di Gian Pietro Bontempi

La continua distruzione dell'Amazzonia, nell´attuale periodo di crisi climatica globale, potrebbe lasciare milioni di brasiliani a vivere in un caldo intenso, con sensazioni termiche che potrebbero superare i 34º C -all'ombra.

La situazione di stress termico potrebbe interessare principalmente la regione Nord del Paese e poterbbe causare vari problemi di salute per le popolazioni locali, oltre a potenziali danni per le attività produttive. Per non parlare del possibile aumento della mortalità nei gruppi più vulnerabili, come anziani, bambini e persone con problemi di salute.

Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista -Communications Earth & Environment-, oggi 01.10.2021, ha concluso questo concetto applicando modelli matematici alla situazione climatica in Brasile.

Per raggiungere questi risultati, gli scienziati hanno utilizzato due scenari - uno intermedio (RCP4.5) e uno più pessimistico (RCP8.5) - creati dall'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) per stimare come sarà l'emissione di gas e l´ effetto serra nei prossimi anni. Con questo, i ricercatori hanno potuto evidenziare come, fino alla fine del secolo, questo aumento della temperatura globale sarebbe stato correlato a un processo noto come -savanizzazione- dell'Amazzonia.

L'idea alla base di questo concetto è che, a causa della deforestazione, la foresta tropicale diventerà, nel tempo, sempre più un bioma simile a quello delle savane, un bioma con vegetazione più simile al -cerrado- brasiliano, con alberi più piccoli e più radi.

Indicazioni molto evidenti mostrano che la foresta sia in un avanzato processo di -savanazione-, afferma Paulo Nobre, ricercatore dell'Inpe (Istituto nazionale per la ricerca spaziale) e uno degli autori dello studio.


Considerando che la foresta è una gigantesca pompa d'acqua nell'atmosfera, è prevedibile che il processo di savanazione interferirà con l'umidità e le temperature della regione,e conseguentemente, sulle piogge nel resto del continente.

Nell´insieme la crisi climatica e della savana porterebbe più di 6 milioni di persone a un rischio termico estremo per la salute, con sensazioni termiche prossime ai 34°C .

Il limite di temperatura associato al rischio estremo per la salute umana inizia intorno ai 34°C, come evidenzia la ricerca. Le simulazioni dei ricercatori mostrano che, nel mese più caldo, la temperatura massima media giornaliera all'ombra è maggiore di questa temperatura, raggiungendo un massimo di 37 °C nello scenario intermedio dell'IPCC e di 41 °C nello scenario pessimistico.

Secondo i ricercatori, le persone sarebbero esposte per almeno un'ora al giorno a questa sensazione termica.

Secondo l'indagine, le principali vittime di questa situazione saranno le popolazioni in condizioni di maggiore vulnerabilità sociale, considerando infrastrutture, salute e reddito, nella regione colpita.

Lo studio sottolinea il minor potenziale di risposta della regione ai possibili effetti della combinazione di deforestazione e cambiamento climatico e ricorda che, nella pandemia di Covid, l'Amazzonia è stata la prima area del paese ad avere i servizi sanitari al collasso.

L´intera Amazzonia si trasformerà davvero in una savana? Non necessariamente. Secondo i ricercatori dell'Inpe, i modelli a volte hanno difficoltà a evidenziare la velocità degli impatti dei cambiamenti. Pertanto, gli scienziati hanno deciso di -esagerare- la situazione, per poter comprendere il potenziale impatto della foresta pluviale - o la sua assenza, in questo caso.

Ma la distruzione dell'Amazzonia può e deve ancora essere contenuta. Se la deforestazione non sarà controllata in tempo, la situazione diventerà drammatica.


Oltre ad azzerare la deforestazione, il dott. Nobre sottolinea che è essenziale investire nella riforestazione, e non solo in Amazzonia. Per questo sarebbe necessaria l'azione della sfera politica e economica.

-Fermare la deforestazione non basta più. Sul Titanic non bastava più fermare i motori per non urtare l'iceberg-, dichiara lo scienziato dell'Inpe.

Il ricercatore ricorda il ruolo dell'Amazzonia nella regolazione delle precipitazioni e il potenziale di squilibrio nel ciclo idrologico che la sua distruzione provoca. Questo,, diventa ancora più determinante se si pensa che la maggior parte della produzione di energia in Brasile proviene da centrali idroelettriche. -Un impianto con un lago in secca non produce elettricità-, afferma Nobre.

Si deve sapere che il Brasile sta attraversando un momento di crisi energetica e vari problemi di approvvigionamento idrico in diverse regioni, con siccità prolungate e conseguentemente, bollette elettriche più elevate.

Gian Pietro Bontempi (Libera traduzione da: -Datafolha- São Paulo)

Ultimo aggiornamento: 23/04/2024 13:31