Un attacco secco. Col silenzio che piomba di colpo. Si apre così il primo romanzo di Omar Battiston, un passaggio alla prosodia dopo le raccolte liriche in rima baciata e gli aforismi. Se è vero che la vita è l’arte dell’incontro, poi l’incontro andrebbe anche raccontato. Battiston lo fa scavando nel profondo, cercando di coniugare il risvolto ironico insieme a quello liturgico. Rifacendoci al titolo mutuato da una vecchia hit di Springsteen, ecco che il romanzo si srotola nell’introspezione come una danza nel buio dove però la luce è là, dietro l’angolo, pronta a esplodere in tutta la sua calda meraviglia. L’io narrante si porta avanti, anche rispetto alla ritualità televisiva marzulliana come viene riportato a pagina 101, nel suo confronto con il Sempiterno. Un libro che, oltre a leggere, si ascolta, pur tra gli scampoli di quel silenzio - non solo d’ordinanza - irrinunciabile, come succede in ogni partitura musicale che si rispetti. Contestualmente a una vicenda che va chiudersi all’insegna di quel capoverso in più elaborato da ogni singolo lettore; di quell’impronta filosofica che va a sciogliersi nell’anagramma di un sinonimo con le stesse coordinate alfabetiche dell’autore friulano.
Omar Battiston, L’incontro // Albatros Editrice // 172 pagine, € 13,90 // 17 capitoli, prefazione a cura di Letterio Scopelliti, QRCode con audio-anteprima in quarta di copertina.