Cultura, Friuli V.G.

Presentazione del libro sulla Grande Guerra di Romana de Carli Szàbados

di Ivana Panizzo

Il 18 aprile scorso nella sala conferenze dell’ANVGD, Comitato provinciale di Gorizia, in passaggio Alvares n. 8, un nutrito numero di persone, presente anche Carlo Montani (prefatore) ha accolto di buon grado il saluto della presidente, cav. prof.ssa Maria Grazia Ziberna,iniziatrice dei lavori sulla Grande Guerra, nell’anno centenario. Presentando l’autrice, germanista di valore e preside nelle scuole superiori nel veneziano, prof.ssa Romana de CarliSzabados, istriana di nascita ed esule per infausto destino, al suo ventiseiesimo volume nell’ambito mitteleuropeo-viennese-asburgico, ha colto l’applauso quando la stessa autrice ha ricordato il bel tempo andato…con una sua fotografia da giovane al Castello (Gorizia). Ultimo volume, quello di oggi, della trilogia. I precedenti: 1914 Preludio di un suicidio mondiale e 1916-17 guerra, il tuo nome è morte.
Ha ricordato gli altri relatori, il dott. Pietro Turco e Renato Borsotti storico della chiesa, del Risorgimento e dei conflitti mondiali e si è brevemente soffermata sulle modalità dell’inizio del conflitto, in tempi nei quali pochi credevano alla guerra, avendo vissuto anni di serenità e pace.
L’avv. Borsotti ha iniziato il suo dire, parlando di“pace”: l’opera appena intrapresa dal Santo papa Pio X (Giuseppe M. Sarto), scomparso pochi giorni dopo l’inizio della guerra e di papa Benedetto XV (Giacomo della Chiesa), che – inascoltato - aveva lanciato ai potenti della terra il suo grido di dolore massacre inutile. L’unico imperatore che accolse l’alto invito fu Carlo Asburgo-Lorena-Este (Beato), il quale con la moglie, Zita di Borbone Parma (serva di Dio) e i fratelli di lei, Sisto e Saverio, inviati quali ambasciatori nelle cancellerie degli stati belligeranti, non accolsero altro se non freddi indirizzi di circostanza. Nell’occasione fu il sovrano italiano ad opporsi ad una soluzione prebellica.Carlo e Zita recitavano sovente insieme il santo Rosario, con le indicazioni di papa Sarto, digne, attente ac devote.
Ma Benedetto XV non volle lasciar correre. Il 5/5/1917 in un’epistola indirizzata al cardinale segretario Stato, Pietro Gasparri, supplica per la pace, ordinava che dal 1° giugno 1917 fosse inserita nelle litanie Lauretane, al termine del Santo Rosario, l’invocazione Regina pacis, ora pro nobis (tuttora vigente). Alla Cova da Iria (Fàtima) ai tre pastorelli (Lucia, Giacinta e Francesco)il 13/5/1917apparve la Vergine SS. con il conseguente miracolo del sole. Ma questo non intenerì nessuno.
La guerra, “cruda bestialità dell’uomo” (Ungaretti)andò avanti per anni fino alla tragica conclusione.
Si contarono milioni di morti, feriti, disabili senza contare i prigionieri feriti, che tornarono a casa anni dopo, mentalmente disturbati. Si è accennato ai Cappellani militari, alle Crocerossine, alle donne, comunque impiegate nei lavori manuali già dell’uomo, chiamato alle armi. Donne medico, all’incirca quaranta, impiegate nei vari ospedali da campo o negli attrezzati vagoni ferroviari-ospedali, non ben trattate dai superiori colonnelli medici, benché specializzate in chirurgia, anche di guerra. Donne carniche, le benemerite portatrici carniche, dal diuturno lavoro massacrante, portando in montagna con la gerla ogni cosa utile in prima linea e i montagna, là ove non arrivavano né muli, né carri, né altri mezzi.
La più nota fu Maria PloznerMentil, trentaduenne, madre di quattro figli, che perse la vita a motivo di un cecchino austriaco, mentre con l’amica Rosalia, si stava riposando. Medaglia d’oro alla memoria, concessa ottant’anni dopo Caporetto. Ogni tanto nel discorso interveniva l’Autrice con aggiunte.
L’altro relatore, Pietro Turco, ha trattato un argomento di vivo interesse, “la Corrispondenza militare” dei militari alle famiglie e da queste ai figli/mariti/fratelli in prima linea. Con l’aiuto di animazione ed immagini ha posto l’accento alle modalità della posta di guerra (sottoposta a censura), facendo notare non solo la quantità enorme di posta che viaggiava da e verso il fronte, ma il contenuto stesso delle lettere, biglietti, cartoline postali che il giovane militare scriveva per mantenere vivo il rapporto familiare e/o amicale con altri giovani combattenti. E i molti diari o appunti di guerra che Ufficiali o soldati semplici scrivevano, compreso Giuseppe Ungaretti, soldato di fanteria, che a matita su pezzi di carta (d’ogni sorte) tracciava i suoi versi brevi ma struggenti. Il Col. Franco, figlio di Romana ha letto alcune commoventi pagine.
A conclusione, dopo un intenso pomeriggio, il dott. Rodolfo Ziberna, consigliere regionale FVG e vice presidente nazionale ANVGD, ringraziando i relatori, ha chiuso i lavori. L’intrattenimento ha avuto epilogo in un simpatico aperitivo offerto ai convenuti. 

Ivana Panizzo


“Il 1915 e il 1918” di Romana de CarliSzabados

Esule dall’amatissima Istria, Romana de CarliSzabados ha vissuto lungamente a Trieste e nel Veneto, portando sempre nel cuore e nella mente il ricordo della propria terra iniquamente perduta. Il dolore dell’Esilio, tuttavia, non si è esaurito nella semplice nostalgia, ma ha contribuito in modo significativo allo sviluppo della vocazione storiografica dell’Autrice, laureata all’Università Cà Foscari di Venezia: germanista di massimo livello, i suoi interessi, sempre improntati ai canoni essenziali di oggettiva fedeltà al vero, hanno avuto riguardo al mondo mitteleuropeo, con particolare riguardo a quello asburgico, su cui ha pubblicato molte opere, ed a quello giuliano, istriano e dalmata. Per il centenario della prima Guerra mondiale ha curato un’originale trilogia sugli anni del conflitto, che si chiude con questo volume, mettendo in luce gli aspetti umani, culturali e sociologici di una complessa evoluzione politica e rendendo disponibili, non soltanto per gli addetti ai lavori, parecchi spunti di utile approfondimento critico.

Questa nuova opera di Romana de CarliSzabados, dal titolo “Il 1915 e il 1918“, chiude la sua trilogia sulla Grande Guerra (1914: Preludio di un suicidio mondiale, Rigoni; 1916-17: Guerra il tuo nome è morte. Anatomia di un massacro inutile, Eta-Beta).

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Il volume, che raccoglie scritti anche di Renato Borsotti, Lorenzo Cadeddu, Dino Casagrande, Franco Fornasaro, Vincenzo Martines, Carlo C. Montani, Edoardo Pittalis, Sergio Tazzer, Pietro Turco e Rodolfo Ziberna, unisce all’impegno culturale un forte contributo maieutico.

L’Autrice, infatti, ha visitato la storia del conflitto con attenzioni ai fatti salienti che ebbero luogo tra il luglio 1914 ed il novembre 1918, ma nello stesso tempo alle loro matrici essenziali ed alla maturazione delle coscienze che, nonostante la grande tragedia consumata sui fronti di combattimento e nelle stesse retrovie, diede luogo ad effetti irreversibili. Il primo anno di guerra, che per l’Italia fece seguito a dieci mesi di attesa e di aspri confronti ideologici (singolarmente uguali a quelli di ventiquattro anni dopo: una coincidenza che fa pensare) fu quello delle “radiose giornate” e dell’estremo sacrificio di tanti Volontari, fra cui parecchi Irredenti, che avevano sognato l’abbattimento degli ultimi sistemi autocratici. Gli anni intermedi, di sistematico logoramento militare ed umano, delle sentenze capitali a carico di patrioti trentini od istriani come Cesare Battisti, Fabio Filzi e Nazario Sauro che corroborarono impegni e volontà popolari, ed infine della tragedia di Caporetto, diedero vita ad una percezione più diffusa e convinta dell’unità, anche con l’avvento del nuovo Governo di solidarietà nazionale. L’ultimo anno, infine, fu quello della resistenza eroica sul Piave e sul Grappa, e delle straordinarie giornate di Vittorio Veneto culminate nell’ingresso dei soldati italiani a Trento e Trieste (ma anche a Gorizia, a Fiume, a Pola, a Zara, e persino ad Innsbruck).

La trilogia di Romana de CarliSzabados consente di ripercorrere l’intero periodo bellico nella sua successione di speranze, illusioni, ansie e dolori, ma nello stesso tempo in una progressiva quanto sofferta consapevolezza dei valori forgiati nel fango della trincea ed infine, nell’impegno convinto di tutta la Nazione: se non altro per questo è un’opera che si distingue nella vasta letteratura e memorialistica della Grande Guerra portando un contributo di forte valenza culturale e patriottica, ma nello stesso tempo, fedele ad una metodologia storiografica capace di coniugare al meglio, sulle orme di Tacito e di Meinecke, il vero ed il giusto.

Sergio Tazzer

Ultimo aggiornamento: 18/04/2024 22:08