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La chiesa della Caminada a San Polo di Piave, tra spiritualità e storia

di Monia Pin

SAN POLO DI PIAVE (TV) - A volte si parte, senza una destinazione precisa. Passi, pedalate, il sole che irrompe nella campagna mentre le rondini passano rapide quanto eleganti sopra il frumento acerbo che non si priva di mostrarsi ospitale alla gioia irruenta dei papaveri. Il desiderio di vedere cosa c’è più in là mi fa imboccare una strada, poi un’altra laterale fino a giungere grazie ad un provvidenziale fuori programma alla chiesetta della Madonna della Caminada a San Polo di Piave (Tv). L’improvvisazione sembra seguire il filo dell’intuito che conduce in luoghi dove una parte di noi, dei nostri avi ha lasciato impronta e memoria del proprio passaggio e nel ritrovare l’eco delle loro vite riscopriamo un po’ di più noi stessi.
L’edificio sorge affianco al cimitero e si giunge percorrendo il Viale della Rimembranza a ricordo dei tanti caduti della Grande Guerra.

Dopo il viale si ritorna sul tracciato dell’antica strada romana per arrivare alla chiesa dedicata alla “Natività di Maria” ma da tutti chiamata appunto “della Caminada”, denominazione che si rifà alla consuetudine di compiere dei pellegrinaggi verso questo luogo, come testimoniato dai registri delle confraternite. Tutto nasce da un episodio miracoloso avvenuto nel 1212 quando ad una ragazza del posto apparve la Vergine Maria, divenendo così uno dei luoghi mariani per eccellenza, accogliendo i molti fedeli che giungevano dai paesi limitrofi. La testimonianza di tale evento compare in un manoscritto lasciato da Don Firminio Concini dal titolo “Il culto di Maria nella Diocesi di Ceneda” del 1897, tre volumi custoditi ora presso la biblioteca del Seminario di Vittorio Veneto. I pellegrinaggi si compivano soprattutto per scongiurare i danni provocati dai periodi di maggiore siccità ed invocare l’arrivo della pioggia e l’area godeva di una certa notorietà fin dal 1200, nota come “Pra della Fiera della Caminada” in quanto vi si svolgeva un’importante fiera annuale che durava qualche giorno.

Il luogo sacro conserva ancora la sua pianta rettangolare e secondo recenti indagini archeologiche la sua costruzione si fa risalire al 1400 circa, poi due secoli più tardi fu ampliata e l’orientamento originale cambiò, non più verso oriente come era d’uso fin dall’inizio del cristianesimo, ma verso occidente. Durante l’invasione austro-ungarica del 1917-18 il campanile e la chiesa furono abbattuti per essere poi ricostruiti immediatamente dopo il conflitto, a cui seguì un altro lavoro di restauro nel 1975. L’interno si presenta semplice ma l’aura di serenità che avvolge letteralmente l’anima fa comprendere il perché questo sia stato e sia tuttora uno luogo così importante per la devozione Mariana, collegato ad altri luoghi di culto in zona come Motta di Livenza, Tempio di Ormelle, Oderzo e non solo, marcando l’importanza di un tracciato segnato dalla linea invisibile di una spiritualità che trova origine fin dai tempi remoti.

Varcata l’entrata possiamo immaginare umilmente di immedesimarci nello stupore di una giovane alla quale la Vergine Maria appare, ed è così che ci si sente coinvolti con maggior vigore dalla dolcezza dello sguardo della Madonna che a mani giunte guarda il Figlio, ritratta egregiamente in un affresco che si trova sulla parete a destra, poco prima dell’altare. L’opera è titolata “la Madonna della Caminada”, è stata attribuita alla scuola del Bellunello e risale al XV secolo. Una figura tutta splendente di una tenerezza impalpabile che conquista subito il cuore, la sua semplicità ben si accompagna al carattere divino della Natività e l'immagine sembra abbracciare ogni fedele che vi si accosti, rivelandosi come una sensazione meravigliosa di conforto e gioia.

Sulla parete opposta lo sguardo induce sulla statua dedicata alla Vergine Maria e che ricorda il giubileo della Camminada (1212-2012), accompagnata da un affresco dai colori vividi che raffigura Sant’Antonio da Padova con il Bambino, calato in quella stessa campagna che ospita la chiesa e che la vede riprodotta alla sinistra del Santo. Una curiosità che forse troverà risposta tra chi leggerà questo articolo è l’affresco dietro la statua della Madonna, un’immagine che raffigura una santa non meglio identificata che regge un calice ed una croce. Il secondo simbolo farebbe pensare a Sant’Elena ma non ho trovato riscontri in merito, magari qualcuno potrà darmi un’indicazione certa.

La fede e la storia viaggiano parallele anche qui, lo si nota subito entrando in chiesa. L’acquasantiera infatti poggia su un antico pilastro esagonale di epoca preromana, un oggetto di pregevole fattura sul quale nonostante l’avanzare del tempo dove sono ancora visibili i tratti delle decorazioni che un tempo la abbellivano. Fu rinvenuto negli anni ‘30 non appena un vomere affondò nella terra riportando alla luce e non fu l’unico reperto a riemergere. Affiorarono anche un’ascia in ferro e due vasi in bronzo contenenti alcune monete, questi ultimi portati poi al Museo Correr di Venezia, oggetti risalenti ai primi insediamenti che sembra risalgano al IV secolo a.C.

Sempre vicino all’ingresso, dentro una teca, c’è un una croce in pietra, incisa su entrambi i lati riaffiorata durante i lavori di restauro del 1999. Attualmente il reperto misura cm 18x14x5 ma si presume che le sue dimensioni originali fossero diverse. Sulla faccia anteriore è ancora visibile integralmente una croce latina, mentre sul lato posteriore si può notare una croce rovescia, conservata solo in alcuni tratti. Questo ha dato adito a diverse interpretazioni. Poteva infatti essere una croce posta sui muri interni della chiesa insieme ad altre per comporre il percorso della Passione ( forse parte dell’edificio più antico), o una croce votiva posta nell’occasione della ricostruzione del campanile. Un’altra ipotesi vede nella pietra un segno posto esternamente alle murature per indicare una sepoltura. Qualsiasi sia stata la sua funzione non è dato saperlo per certo così come risulta al momento impossibile stabilirne con sicurezza la datazione.

La chiesa ricorda anche la figura di sant’Anna, rappresentata sulla pala d’altare insieme a Maria Bambina ed è proprio per volontà di un gruppo di fedeli che è nata nel 1993 l’Associazione “Caminada Sant’Anna” che ha promosso e finanziato molti interventi volti a ristrutturare e custodire la bellezza della chiesa che si fonde magnificamente con la grazia emanata dalla natura che la circonda. All’esterno il campanile reca la doppia croce che indica la chiesa come la più antica della parrocchia di San Polo, dove ogni giorno alle ore 17:00 i rintocchi di sei campane ricordano puntualmente i soldati caduti nel primo conflitto mondiale, intonando “La Canzone del Piave”. Potrete trovare in vari punti del paese degli appositi pannelli che raccontano episodi di battaglie che qui si combatterono trasformando questi posti così tranquilli nello scenario degli eventi cruenti che resero anche il nostro territorio protagonista della Grande Guerra. Eppure qui, mentre guardo l’orizzonte e provo solo ad immaginare quanto dolore abbia segnato le vite di molte persone comprendo la quanto sia stata forte la capacità della gente di risollevarsi, grazie alla tenacia ed alla volontà indomita che si accompagnavano ad una fede così profonda che non lasciò mai spazio nei nostri avi allo sconforto. Forse fu questo a trasformare la sofferenza patita in un’energia che li portò a ricostruire tutto, dagli edifici fino alla vita di ognuno, giorno dopo giorno perché noi potessimo vivere in pace, gustando tutta la bellezza della nostra terra, facendo sì che la storia non resti lettera muta ma sia parte integrante della vita di ognuno di noi.

Non dovrebbe mancare una visita a questa chiesa, non importa che vi porti la devozione, la curiosità per la storia o solo la voglia di trovare qualche minuto di silenzio ascoltando quel che ha da dirci questo territorio. Magari un vento leggero porterà la voce di memorie che si impadroniranno per un attimo del cuore e non appena inizieranno i rintocchi delle campane e sentiremo “La Canzone del Piave” ci commuoveremo, perché nelle sue note risuona per sempre il valore dei molti uomini che combatterono e l'eco del sacrificio di tante giovani vite immolatesi per la nostra Patria. Amo pensare che il loro ultimo sguardo fosse rivolto al cielo ed in quell’istante ogni caduto abbia sentito l’abbraccio materno della Vergine Maria, e siano tornati nella dimora eterna dove vivranno per sempre nella luce di una gloria senza fine.

Ultimo aggiornamento: 24/04/2024 09:39