Cultura, Treviso, Conegliano

La chiesetta di San Clemente situata a Codognè 

di Monia Pin

CAMPOCERVARO DI CODOGNE' - Soprattutto adesso con la bella stagione il desiderio di uscire per la classica gita fuoriporta può darci l’occasione per conoscere ed apprezzare angoli suggestivi e luoghi quasi sconosciuti della nostra zona, soprattutto se si decide di usare la bicicletta o si propende per una camminata, così da unire l’attività sportiva ed un momento di quiete alla possibilità di scoprire le bellezze del nostro territorio.

Capita così che anch’io quando ho del tempo libero giri alla scoperta dei nostri paesi e mi imbatta, a pochi chilometri da casa, in panorami mozzafiato dove la sinuosità delle colline si alterna al fascino della pianura, dove vigneti e campi arati o già verdeggianti si alternano armoniosamente, portando lo sguardo ad abbracciare il territorio in tutto il suo splendore. 

Spesso succede che d’istinto, seguendo l’invito di un cartello della segnaletica turistica, decida di prendere una stradina laterale deviando dal percorso abituale e solitamente questa mia scelta porta sempre a qualche gradita sorpresa. E’ accaduto anche stamattina e la mia curiosità mi ha portata davanti alla chiesetta di San Clemente situata a Codognè (frazione di Campocervaro), un piccolo gioiello perfettamente incastonato tra le case che pur avendo un aspetto sobrio ed essenziale riserva non poca meraviglia al visitatore più attento che decida di fermarsi per una visita.

Risalente al secolo XI è sicuramente uno degli edifici più antichi del paese viste anche le tracce delle pavimentazioni rinvenute durante il restauro, effettuato grazie al cofinanziamento del GAL n.5 (Programma Regionale Leader II-UE) e che porterebbe la datazione dell’edificio all’anno 1050, rivelando una probabile origine longobarda (come si può leggere sull’apposita targa posta all’esterno).
Internamente è di particolare interesse il dipinto di ispirazione bizantina che rappresenta San Clemente posto sulla sinistra poco prima dell’altare, parzialmente ancora visibile, al quale segue un affresco dove spicca la figura di Sant’Antonio da Padova con in braccio il Bambino ed una statua della Madonna con Bambino risalente al secolo XVII-XVIII (come indicato dall’apposita targa).

A destra è presente un altro affresco ben conservato dove la Madonna con il Bambino appare tra Sant’Antonio e presumibilmente Santa Caterina da Siena. Sull’altare, appare imponente la statua di San Clemente al quale la Chiesa è dedicata. Accanto all’altare sono ancora visibili i resti dell’antica pavimentazione opportunatamente ricoperti da teche trasparenti mentre all’ingresso della chiesa, sulla destra, sono stati posti alcuni reperti trovati durante i restauri. Meritano particolare attenzione anche questi ritrovamenti, tra i quali ci sono vetri e ceramiche trovati presso l’angolo destro della chiesa, frammenti di ceramica di epoca veneziana raccolti durante lo scavo del pavimento, una moneta veneziana di Pietro Galdenigo (1289-1311) ed un sigillo rinvenuti vicino all’altare (il tutto è ben descritto sui cartellini posti accanto ai pezzi ritrovati).
 
Per chi alzi lo sguardo verso il tetto, sopra l’altare, è visibile un’immagine del Cristo a braccia aperte che sembra benedire e nel contempo accogliere chiunque abbia varcato con devozione e ammirazione le porte di questa chiesetta.
E questo è solo uno dei tanti bellissimi esempi di mete di turismo locale che si potrebbero proporre.
E’ giusto ricordare che spesso sono famiglie private ad occuparsi della cura e della custodia di questi luoghi (alcune famiglie possiedono le chiavi da decenni se non da più di un secolo) le quali, oltre ad essere sempre disponibili ad aprire le porte di questi edifici che salvaguardano con orgoglio, non mancano di dedicare il loro tempo al fortunato visitatore fornendo informazioni, raccontando eventi ed aneddoti, svelando qualche curiosità che permette di calarsi per un momento nella nostra storia e comprendendo ancor di più il valore del nostro patrimonio culturale ed artistico locale.
 
Certo è giusto viaggiare, vedere luoghi lontani, entrare in contatto con realtà diverse per allargare i nostri orizzonti, ma sarebbe altrettanto opportuno dedicare del tempo alla riscoperta delle nostre zone, soprattutto tenendo conto che molti di questi “gioielli” disseminati in ogni angolo sono stati il frutto dei sacrifici di chi ci ha preceduto e che, nonostante ogni avversità, hanno trovato il modo di lasciarci testimonianze di fede, storia e di tradizioni perché non perdessimo di vista le nostre origini.
 
Si tratta di tracce preziosissime di un passato che nel nostro presente possono rappresentare anche una risorsa turistica, economica e culturale, magari per un turismo che nella prospettiva futura sia meno frenetico, più sostenibile e soprattutto maggiormente consapevole.

Monia Pin

Ultimo aggiornamento: 24/04/2024 21:21