Editoriali

Racconto di Natale. Amore in tempo di guerra

di Emilio Del Bel Belluz

Paolo aveva dieci anni e viveva in un quieto paese di montagna, erano poche case raggruppate attorno alla chiesa e alla piccola osteria che si trovava proprio vicino alla canonica. Era il 1944, abitare in un paese montagna era tra le cose più belle che potessero capitare a questo ragazzo. I genitori, Francesca e Antonio, avevano una piccola stalla con delle pecore che portavano al pascolo ogni mattina. La mamma di Paolo si adattava a fare il formaggio e una volta alla settimana andava in un vicino paese a venderlo al mercato. La strada per raggiungere il paese non era molto facile da percorrere e più di qualche volta la donna aveva dovuto proseguire con molte difficoltà senza l’ausilio del somarello che portava i prodotti. Paolo andava a scuola che non era molto distante da casa. In classe erano in pochi e avevano una sola maestra che li seguiva, una santa donna capace di trasmettere il sapere anche se erano di età diverse. 

Un giorno arrivò in paese un pastore di nome Franz con una decina di pecore e un asinello, che chiese a Francesca, mamma di Paolo, ospitalità per lui e le sue pecore affamate e sorprese da una tormenta di neve. L’uomo abitava oltre la montagna, nel territorio austriaco. Mancavano pochi giorni a Natale, la mamma di Paolo si offerse di ospitarlo nella stalla. Il papà di Paolo, Antonio; si trovava in guerra.

Una sera Franz si mise a raccontare la sua storia. Aveva fatto la Grande Guerra con l’esercito austro-ungarico di Francesco Giuseppe, e alla fine del conflitto ritornò a casa sano e salvo. La vita era stata generosa con lui, nonostante fosse stato ferito da una granata ad una gamba e lo avessero abbandonato sul campo di battaglia credendolo morto. Quando gli sembrava che la sua vita fosse giunta al capitolo finale venne trovato da Anna, una donna che stava andando a messa. Lo soccorse portandolo nella sua casa. Franz disse che era stato miracolato la notte di Natale.
Anna, che abitava in una casa al limitare del paese e che rappresentava la parte nemica essendo il marito a combattere contro l’Impero di Francesco Giuseppe, non si curò minimamente di questo e lo aiutò comunque.
 
Era la notte di Natale, le campane suonavano a festa per annunciare la nascita del Bambino mentre lui veniva amorevolmente curato. Anna parlava correttamente il tedesco, permettendogli di colloquiare su cosa sarebbe successo dopo la fine della guerra. Lei gli spalmò sulla ferita delle pomate che venivano preparate da un’anziana del paese. Anna chiese di pregare insieme perché la guerra potesse terminare e che suo marito Giovanni potesse far ritorno a casa sano e salvo. Quella notte di Natale Franz non l’avrebbe più dimenticata. Avevano mangiato assieme un dolce tipico del posto mentre il suo volto di Anna era illuminato dalla fiamma delle candele che la faceva assomigliare alla Madonna. 

Il Santo Natale aveva aperto due cuori, e quella notte il giovane Franz addormentandosi  comprese che la mano del Signore non lo aveva abbandonato e gliene era grato. Finita la guerra era tornato a casa dove la famiglia lo attendeva. Alcuni anni dopo decise di fare di ritorno in quel posto dove era stato soccorso dalla donna, Anna,  per ringraziarla nuovamente; senza di lei non sarebbe sopravissuto e il freddo lo avrebbe ucciso. Quando dopo molte difficoltà ritrovò la casa della sua salvatrice si mise a bussare alla porta che poco dopo si aprì: Anna apparse davanti ai suoi occhi, non era invecchiata anzi sembrava ancora più bella. La donna invece non lo riconobbe, erano passati alcuni anni e i lineamenti del volto erano cambiati. Ma quando si presentò, allora si ricordò di lui. Anche come allora ci si trovava nelle prossimità del Santo Natale. 

Dopo essere entrato Franz non poté non osservare che su una mensola c’era la foto di un soldato con un lume vicino, che ne illuminava il volto. Allora comprese che il marito Giovanni non era tornato più dalla guerra. Non disse nulla, ma comprese l’infelicità di quell’evento. La fortuna aveva sorriso a lui che si era salvato grazie a quella donna, ma il marito non era più tornato. 

Anna gli chiese se voleva fermarsi a mangiare qualcosa. Era felice che si fosse salvato dalla guerra e un po’ del merito lo considerava suo. Franz non aveva legami sentimentali, non aveva alcuno che lo attendesse a casa, e visto che era ben accetto, chiese se poteva restare con lei il giorno di Natale come alcuni anni fa. 
Anna aveva atteso in cuor suo questa domanda. Passarono il Santo Natale assieme e dopo alcuni mesi si sposarono. 

Da allora sono passati tanti anni e le guerre dominano ancora il mondo. L’uomo non ha capito che la guerra come dice il Papa è solo odio e distruzione. Da cattolico auspico la pace e spero che almeno durante le festività del Santo Natale ci sia una tregua. Papa Francesco nella sua omelia a Redipuglia il 13 settembre 2014 (Avvenire del 24 maggio 2015 pagina 1) disse: “La guerra è una follia. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra i fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione”. 
A queste parole che non hanno bisogno di commento, aggiungerei quelle di Santo Karl Wojtyla: ”La croce alzata sul mondo, abbraccia simbolicamente e ha il potere di riconciliare nord e sud, est e ovest”. La fonte di questa citazione è tratta dal Secolo d’Italia. 
Vorrei riportare anche ciò che disse un giovane studente in piazza a Motta di Livenza, in una manifestazione per la pace fatta pochi giorni dopo l’inizio della guerra: “Non so da che parte stare, ma io sto con quelli che vogliono la pace”. Spero e confido nella pace, non solo a Natale. 

Emilio Del Bel Belluz

Ultimo aggiornamento: 20/04/2024 10:00