Venezia

Nella bottega di Alberto Valese, maestro nella creazione della carta artigianale

di Paola Zanette - Elena Modolo

©Elena Modolo
©Elena Modolo
VENEZIA. Questa storia incominciò con gli scritti del Maestro Alberto Valese che sono diventati suoni e parole nella sua pagina:
“Avviso amici, clienti e conoscenti, che l’attività di Albero Valese - Ebrù, cesserà nel mese di gennaio 2021. Con l’occasione ci saranno dei saldi sul materiale presente in negozio. Qualora qualcuno fosse interessato all’attività e/o al negozio, mi contatti in privato. Per quanto possibile il laboratorio proseguirà con la produzione”.

Anche da lontano si percepiva il sapore delle vetrine chiuse, delle saracinesche abbassate, di tutte quelle attività originate da esperienze, passioni, competenze, saperi, che non si improvvisano e non possono morire in silenzio, in nome di una dignità che non intende chiedere e non fa rumore.
Questo Maestro, conosciuto e riconosciuto da città e paesi stranieri prima ancora che dalla sua terra, con la sua attività Ebrù ci ha regalato la forte motivazione di ritornare a Venezia, perché per noi quel “mi contatti in privato” significava “vediamoci!”. Così ha preso forma l’opportunità di un incontro unico e magico.

Amedeo Modigliani scrisse: “Da Venezia ho ricevuto gli insegnamenti più preziosi”… In effetti la storia di questa antica città fra cielo e mare, ora che neppure lei è immune all’emergenza sanitaria che ha colto tutti impreparati, “è semideserta e si mostra in forma inedita specchiandosi a volte in scenari surreali mai visti prima” come ci ha sussurrato la voce di un fotografo di Murano. Così noi abbiamo dato vita all’incontro sentito e voluto con il Maestro nella lavorazione della carta ebrù, che ha condiviso con noi, riflessioni sulla situazione della città.

Più volte, prima di allora, fra calli, ponti e botteghe, ci eravamo dette che valeva la pena perdersi senza mai uscire davvero… eppure la visita nel laboratorio del Maestro ci ha fatto riflettere diversamente, dopo aver ascoltato le sue parole: “La situazione della città e dei suoi abitanti è sconcertante, perché ogni anno, mille e più persone abbandonano Venezia e non vengono sostituite”.
Le vie ricche di botteghe, maestri, artigiani, di quei saperi, quelle arti, quelle competenze che non si improvvisano, di quelle qualità e unicità create da mani esperte, ora in gran parte non ci sono più. Sono rimaste le vetrine che hanno abbassato la saracinesca, silenziose e uniche titolari di spazi vuoti, dove la vita è emigrata.

Chi ignora la storia di un fico centenario abbattuto per una ristrutturazione, non soffre e non è affaticato nello sforzo dell’elaborazione dell’accaduto, perché per lui il fico non è mai esistito. Ciò che è sconcertante per gli abitanti e i viaggiatori di questa città dalla storia antica costellata di domini, del Carnevale, di tante isole, di artigianato che non si può ripetere, è che possa essere normalità irrilevante la morte di un’identità unica che si è distinta per l’amore e l’ammirazione da parte di tutto il mondo e per lo stupore e la curiosità rivolte ad ogni suo recondito angolo.

Se solo per un istante fosse vero che la bellezza di una città unica ha in sé il potere di salvarla, allora l’emigrazione da Venezia potrebbe diventare ritorno a Venezia, riconoscenza, gratitudine, lavoro che si rigenera nel battito cardiaco sincronizzato con la città che ricomincerebbe a respirare.
Venezia sembra abbia vissuto un terremoto e forse i sintomi che hanno toccato la sua essenza sono antecedenti la Pandemia che li ha resi solo più visibili…

Il terremoto del 6 maggio 1976 in Friuli Venezia Giulia fece dire agli uomini che vivevano in quella terra, inclusi i religiosi: “Prima le fabbriche, poi le case e poi le chiese” perché loro lavoravano e ricostruivano, si rialzarono e ricostruirono, e oggi il Friuli ringrazia e non dimentica quell’azione sinergica di tutti quelli che sono rimasti lì, in quella distruzione di materia composta da macerie che non erano più niente, ma da quella distruzione, da quel niente, hanno ricominciato, cogliendo l’opportunità per ricostruire e mettere il lavoro al centro, come priorità per tutti.
Il dopo di noi di Venezia come lo possiamo immaginare? E quanto di noi vogliamo dare per quel oggi e quel domani?

Fiorella Tonolotto ci ha raccontato che è entrata nel mondo del lavoro quando aveva 15 anni, e da circa 23 anni opera nella legatoria del Maestro Alberto Valese, così a settembre 2021 andrà in pensione. Mentre lavorava, ci ascoltava e parlava con noi, compiendo - come spesso le donne sanno fare - più azioni contemporaneamente. Con la luce viva dei suoi occhi e la vitalità dell’entusiasmo ci ha detto: “In questa legatoria il lavoro manuale se beo tuto... Trova ti el negozio che fa ancora a mano!”... e subito a seguire, con fermezza e rassegnazione, come il segno che incide nella carta che sta lavorando con le sue mani in quel momento, ci dice: “Scelte!”.

La “carta” è la primadonna nel negozio del Maestro Alberto Valese, da ricondursi etimologicamente al latino charta e al greco xapaoow, che ha il significato di incidere, come fa la penna su un foglio… Una penna che scrive a mano per scelta e che vuole ricominciare dal riconoscere il valore di una bellezza e di una creatività manuale squisitamente italiane…
Non solo il laboratorio del Maestro Alberto Valese, ma ogni laboratorio in ogni calle, in ogni ponte, campo, via, piazza, della magica città, dovrebbe continuare la propria produzione tramandando le competenze, rigenerando il lavoro, che ha un ruolo centrale in ogni rinascita.

Esperienze e saperi sono un patrimonio che attraversa il tempo, continuando a scrivere la storia della nostra identità.
Fra le tante acque alte a Venezia, ci fu quella del 12 novembre 2019, dove un foglio ebrù del Maestro Albero Valese, raggiunto dall’allagamento, da 70x50 diventò 50x40. Ma oggi, più forte di allora, quel foglio ci mostra i suoi colori e i segni armonici incisi nella carta lavorata a mano con quell’esperienza unica di formazione sul campo del Maestro Alberto Valese, che sentitamente ringraziamo per continuare ad accoglierci nel suo negozio e nella sua storia dove il lavoro è arte, passione e amore, che, per quanto possibile, continua con la produzione…

Paola Zanette
Elena Modolo


Il sito internet è:
www.albertovalese-ebru.it
Nelle foto il maestro Alberto Valese
e la collaboratrice Fiorella

Ultimo aggiornamento: 28/03/2024 07:08