Con pochi atti di governo nel settore dell'immigrazione certamente il ministro Salvini non sperava di creare tanto scompiglio in Europa ma, soprattutto, di far emergere tutte le contraddizioni nella politica interna dei principali partner europei i cui leader sull'immigrazione rischiano di cadere. Prima tra tutti la Merkel. Domani verificheremo i risultati del summit odierno a Bruxelles, ma un dato è certo: l'Europa che uscirà da questo summit non sarà più come quella che ci è entrata. Non si potranno prendere decisioni epocali, la situazione è talmente ingarbugliata, ma indicazioni sulle vie future da seguire dovranno comunque emergere perché l’Unione Europea sugli immigrati rischia veramente di esplodere: sia in Germania, con una crisi di governo che estrometterebbe dal potere l'attuale cancelliere, sia in Francia dove Macron è in difficoltà e cerca di superare i problemi interni con atteggiamenti arroganti nei confronti dell'Italia da un lato e accondiscendenti moine nei confronti della Papa dall’altro. Visto in questi giorni. Le “cose” italiane hanno ripercussioni in Francia, eccome! Ogni successo di Salvini in Italia accresce per Macron l'importanza della sua antagonista Le Pen in patria. Per contrastare questa possibilità ha messo in discussione anche la laicità del suo Paese andando dal Papa a ricevere una storica onorificenza che i suoi immediati predecessori Hollande e Sarkozy, “Presidenti laici di una Repubblica laica per definizione”, non avevano voluto ritirare. Ma si sa, di necessità virtù, nei momenti di difficoltà anche i principi a volte si affievoliscono.
Ma vediamo rapidamente di riassumere la situazione.
Il premier Conte, nel corso della seduta parlamentare di ieri dedicata alla presentazione del Vertice UE si è detto "sicuro che la proposta italiana farà uscire l'Europa da una gestione emergenziale dell'immigrazione”. Ottimismo di facciata o convincimento? Vedremo.
Il suo discorso è apparso assolutamente fiducioso anche se nella capitale belga questa fiducia non trova conferme, anzi sembra che di accettare la proposta italiana non se ne parli nemmeno.
La fiducia di Conte nelle sue argomentazioni deriva forse dalla soddisfazione di essere riuscito a dare un’immagine dell’Italia più decisionista e determinata a pretendere rispetto ed anche dal fatto di essere riuscito finalmente a portare il problema immigrazione su un piano squisitamente politico. Rifiutando tecnicismi, conteggi di ripartizioni di profughi, numeri scarsamente significativi, il nostro governo ha posto finalmente con decisione il problema della scelta politica dell'Europa nei confronti dell'immigrazione. Scusate se è poco.
Il rifiuto di rinegoziare il Trattato di Dublino nella sua essenza considerandolo oramai obsoleto e non più rispondente alle esigenze dell'Europa e di questa nuova immigrazione, è stato un passo fondamentale che ha dato una vera svolta alla politica italiana. L'Italia ha detto che chi sbarca in Italia sbarca in Europa e che quindi l'Europa si deve fare carico della sua gestione. Questa è la novità forte che ha scosso i partner abituati ad un Italia indecisa e spesso accondiscendente. Anche il rifiuto a far approdare le navi, come sempre avveniva in forza di una improvvida autorizzazione permanente concessa dal precedente governo, ha creato il casus belli. Respingere le navi ha anche significato riuscire ad ottenere che i profughi sbarcati da una qualunque nave nel primo porto sicuro come da convenzioni internazionali, debbano essere ripartiti se il paese ospitante non può riceverli, in ambito europeo. E così è avvenuto per la nave Lifeline approdata a Malta dopo lunghe negoziazioni, alcuni paesi compresa l'Italia hanno accettato questa ripartizione giustamente subordinata all’identificazione degli aventi diritto e all’immediato rimpatrio per quelli che diritti non hanno. Per inciso la Germania non è della partita e questo significa che la Cancelliera è veramente in difficoltà. Un grosso successo quindi per l’Italia, è la prima volta che accade da quando il problema migranti è diventato virale, e questo successo deve essere riconosciuto al nostro governo. Si è fissato un precedente dal quale d'ora in poi non si potrà più prescindere. Quello che aveva tentato di fare il ministro Minniti, ostacolato da tutto il resto del suo governo, finalmente l’attuale ministro dell’interno Salvini è riuscito a farlo e i risultati ci sono.
Quello che l'Italia chiede è che si superi il trattato di Dublino e si crei una nuova regola che consenta un’equa ripartizione dei profughi in tutti i Paesi partner dell’Unione fin dal loro arrivo. Questa è la concessione che l'Italia chiede per poter poi solidalmente partecipare alla ripartizione tra i vari partner di quote di profughi identificati in Italia ma poi sciamati in altri paesi d’Europa. In un negoziato per avere si deve dare qualcosa, il giusto però.