Treviso, Conegliano

A Orsago proiettati nell'intelligenza artificiale

di Andrea Biz

ORSAGO - Intelligenza Artificiale (IA). Un concetto, questo, che oggi sta diventando per tutti noi un qualcosa di quotidiano; si pensi a ChatGPT e a quanto se ne sia discusso sui media nelle ultime settimane. L’IA sembra essere il nostro futuro, con la prospettiva, un po’ inquietante, che un giorno, forse già in qualche decennio, tutti avremmo auto che si guidano da sole o robot che lavorano per noi, rendendoci sostanzialmente obsoleti. E questo domani sembra tanto più vicino se si considera che tutti i giorni siamo già circondati, e assistiti, da moltissimi strumenti che sono intelligenze artificiali, anche se spesso non li riconosciamo come tali. Vista la rapida evoluzione tecnologica ed informatica che permetterà uno sviluppo di sistemi sempre più sofisticati ed avanzati in questo ambito, fondamentale è che ognuno sia adeguatamente formato sul significato di certi termini e sui punti che la ricerca ha raggiunto, per evitare di restare ignoranti davanti ad un fenomeno che sarà inevitabilmente sempre più pervasivo. In questa direzione si è mossa l’amministrazione comunale di Orsago, che ha provveduto all’organizzazione di una conferenza in materia, “Il futuro alla portata di tutti”, lo scorso martedì 18 luglio, nella Sala Polifunzionale Don Antonio Possamai (Area Pace) della cittadina. Il relatore, Marco Ruffati, che da anni si occupa di studiare questi argomenti per aiutare le imprese a concretarli in innovazioni che possano rendere la loro attività più produttiva ed efficiente, ha spiegato in modo semplice ed accessibile, ad un pubblico eterogeneo formato sia da ragazzini che da persone ormai mature, tutto ciò che c’è da sapere come infarinatura sulle IA. È stato anche annunciato un approfondimento previsto in nuovi incontri a partire da settembre per chiunque fosse interessato.

Ma che cos’è, quindi, l’Intelligenza Artificiale? Essa costituisce una branca della scienza il cui fine è l’implementazione di tecnologie e algoritmi capaci di simulare l'intelligenza umana, e quindi capaci di imparare, migliorarsi e creare un qualcosa di nuovo in base alle proprie analisi. Per cercare di lavorare come la mente umana, le IA funzionano grazie alle reti neurali, tecnologie costituite da dei nodi interconnessi tra loro come le sinapsi connettono reciprocamente i neuroni nel cervello. Grazie alle reti neurali, le intelligenze artificiali possono apprendere ed evolversi elaborando enormi quantità di dati e riconoscendo tra loro pattern e correlazioni che permettono loro di creare collegamenti tra diverse input (siano lettere, pixel di un’immagine o suoni) e predisporre delle risposte adeguate ai problemi cui sono sottoposte, aggiustando poi il tiro attraverso feedback positivi o negativi. L’unico limite è rappresentato dal supporto fisico dell’IA (l’hardware) e dalla potenza di calcolo raggiunta.
 
Senza approfondire la spiegazione tecnica del funzionamento di queste tecnologie, che va al di là delle mie competenze, mi preme evidenziare, come da presentazione del relatore Ruffati, l’altissima velocità con cui la ricerca sta progredendo. Basti pensare a come dalla nascita del computer (anni ’40) tutta una serie di traguardi ed invenzioni siano stati ottenuti in tempi record: l’invio di satelliti e uomini nello spazio, l’invenzione di Internet e dei telefoni, le prime macchine autoguidate, la nascita di sistemi come Google Maps o di traduttori sempre più precisi dalle lingue più disparate. E oggi dove siamo arrivati? Le IA hanno ormai raggiunto livelli di precisione e velocità tali da surclassarci in diversi ambiti. Oltre agli strumenti che usiamo quotidianamente e che si perfezionano e sono aggiornate di continuo come Siri o Google Translate, si può aver prova di ciò attraverso i vari siti, molti dei quali gratuiti, che permettono di usufruire di intelligenze artificiali in continuo miglioramento: ce ne sono che possono produrre, in base ad una semplice descrizione di cosa si desidera, qualsiasi tipo di immagine, di testo, dal saggio alla poesia, di presentazione o programma (in ambito turistico, lavorativo, sportivo e così via) o addirittura suoni e musica e codici per semplici applicazioni funzionanti (si pensi, rispettivamente, a leonardo.ai, chat.openai.com, gamma.app, soundful.com e agentgpt.reworkd.ai). Tutto questo senza contare le già citate macchine autoguidate, che sono già realtà e finiranno per approdare, più avanti, anche nelle vite di ognuno di noi, o il progetto Optimus di Elon Musk, che consiste nella realizzazione di robot umanoidi capaci di apprendere dall’interazione con l’ambiente e capaci di compiti sempre più complessi e che, a detta dello stesso Musk, saranno disponibili al pubblico entro la fine del decennio. Tutti questi sistemi si migliorano anche grazie all’interazione con noi utenti, che attraverso le nostre richieste e i relativi riscontri forniamo dati utili a far sì che i servizi stessi si migliorino da soli, proprio come un essere umano.

Venendo ora al punto dolente, al timore di tutti, queste invenzioni ci soppianteranno? Ci ruberanno il lavoro? La risposta breve è sì. Non ha senso rivolgersi ad un saggista esperto se ChatGPT può fare un lavoro più preciso, dettagliato e documentato in pochi secondi. Non ha senso assumere un developer se un sito può creare una app a costo zero, non ha senso assumere un traduttore se una IA può svolgere istantaneamente lo stesso compito. Non ha senso che ci siano autisti, tassisti o rider quando i mezzi si guidano da soli e non subiscono pericolose distrazioni. Oltre alla questione occupazione ci sono anche altri dilemmi etici, di cui il più rilevante, a parer mio, è che queste tecnologie sono in mano poche potenti imprese che possono tranquillamente, volendo, usarle per accrescere il proprio potere, diffondere fake news e influenzare l’opinione pubblica. Al netto di ciò, l’allarmismo è comunque inutile. Il progresso non può essere fermato, dobbiamo semplicemente adattarci, e per ora di tempo ne abbiamo, poiché per sostituire completamente l’uomo ce ne vorrà ancora un bel po'; inoltre, certe caratteristiche umane, si pensi all’empatia, sono cose che non potranno mai essere proprie di un computer, per quanto perfetto possa diventare (dubito che uno “psicologo robot” supererà mai una persona nell’approcciarsi all’altro). E poi, forse, è il caso di vedere il bicchiere mezzo pieno, nonostante il pessimismo cronico e la paura per il futuro che molti hanno: in un ipotetico mondo automatizzato, in cui il guadagno tramite il lavoro non è possibile, ci saranno altri modi di vivere e forse avremo la possibilità di dedicarci pienamente alle nostre passioni e realizzare i nostri sogni, senza più preoccuparci della produzione e della sussistenza.

In chiusura, ritengo doveroso, da cittadino, ringraziare l’amministrazione comunale, l'assessore alla cultura Marianna Salvador e il relatore per l’interessante opportunità di formazione, da cui sono tratte le informazioni sopra riportate.

Andrea Biz

Ultimo aggiornamento: 03/10/2024 18:46