Il 28 dicembre 2024 si ricorda il 77° anniversario della morte del Re Vittorio Emanuele III, che avvenne in terra straniera. Dopo aver lasciato l’Italia, venne accolto dalla generosità di Re Faruk in Egitto. La morte fu un passaggio alleviato dalla presenza sempre accanto al Re di sua moglie, la Regina Elena. Molti hanno descritto il momento in cui il Re si congiunse al buon Dio. Erano passati pochi giorni dalla ricorrenza del Santo Natale, e per la famiglia Reale era il secondo anno che lo festeggiava in esilio, con loro grande tristezza. I Reali che hanno vissuto nel Paese dove sono nati, non avrebbero mai immaginato di lasciare quel cielo che li diede i natali. Ma dovettero accettare anche questo, ed amareggiati anche dalla poca vicinanza di quelle persone che consideravano essere amici, e con i quali avevano condiviso molti momenti.
Questa sua idea di solitudine la manifestò prima di morire ad un suo collaboratore, al quale aveva chiesto se la gente si era ricordata di lui con l’invio degli auguri natalizi. Il suo assistente disse che molti avevano scritto, gente comune che lo aveva amato e che continuava ad amarlo. Il Re rispose dispiaciuto che quelli che avrebbero dovuto scrivere, non lo avevano fatto. Il Re Vittorio Emanuele III morì e venne sepolto in Egitto. I giornali italiani, eccetto rare eccezioni, non furono molto generosi nel ricordare la sua vita e i suoi 46 anni di regno. Avrebbero potuto ricordare il tempo della Grande Guerra e il suo comportamento che tenne al fronte.
Uno scrittore Ardengo Soffici nel suo diario invece ne parlava con toni onesti e realistici, dando quel giusto onore al Re: “ E’ morto ad Alessandria d’Egitto Vittorio Emanuele III. Egli fu creato “ Re sul mare” dopo che l’anarchico pratese Bresci ebbe assassinato a Monza suo padre Umberto I… Durante tutta la guerra , ch’egli seguì di persona, giorno per giorno senza lasciare mai il fronte dei combattimenti, il Re dette prova d’umanità, serietà, coraggio; e anche di regale magnanima fermezza verso i dubbi alleati occidentali, fattisi burbanzosi e scorretti dopo la rottura del nostro fronte a Caporetto ( o, più esattamente, a Tolmino).
La lucida visione che ne dà lo scrittore Ardengo Soffici mi fa pensare ad un mio avo, il prozio Gaetano che spesso mi parlava del suo Re , come l’eroe della Grande Guerra e della vittoria avvenuta. Il vecchio prozio, che seduto sulla poltrona stanco, non dimenticava mai di ricordare il 28 dicembre 1947, perché era la data in cui aveva appreso la morte del Re che lui aveva servito con fedeltà nella Grande Guerra. Non dimenticava mai di andare alla messa di suffragio che faceva celebrare al vecchio parroco di campagna dove abitava. Non mancava mai di baciare la Bandiera Sabauda per la quale aveva combattuto. Nella stanza che lo ospitava, tra le poche cose che possedeva, vi stava un quadro con la sua foto in divisa da Bersagliere e quella della moglie Rosa che aveva sposato al ritorno dalla guerra. Il vecchio Gaetano era legato da un grande affetto per quel Re che aveva dovuto lasciare l’Italia. Mille volte ripeteva che il Re Vittorio Emanuele III aveva dato un grosso contributo alla vittoria.
Il vecchio Gaetano lo aveva visto al fronte confortare i soldati, donare dei sigari, ed altri piccoli doni. Per il vecchio prozio era senza alcun dubbio il Re Vittorioso. Mentre sto scrivendo, mi viene alla mente un racconto che gli dedicò lo scrittore Giovannino Guareschi, e che pubblicò dopo la morte del Sovrano. Narra la storia di un mendicante che aveva una buona fede monarchica, e che si rivolse al parroco del paese, Don Camillo chiedendogli di celebrare una Santa Messa in onore del Re Vittorio Emanuele III. Il povero, inoltre, voleva che in chiesa ci fossero la bandiera con lo stemma Sabaudo sopra il tumulo, le candele, i tendaggi fuori dalla porta e il cartello con scritto: “ Alla memoria di S.M. Vittorio Emanuele III. Le sue richieste furono accettate dal curato. Dall’altro canto, i nemici della monarchia, il sindaco Peppone e la sua banda non volevano che si celebrasse una messa in favore del Re, perché si trattava di un’azione dei reazionari.
Questo racconto ci fa comprendere che esisteva ancora un clima d’odio tra repubblicani e monarchici. Il vecchio Gaetano morì nel 1972, in una giornata di gennaio, piuttosto gelida. La vecchia quercia aveva ceduto all’età di 91 anni, mantenendo sempre intatta la fedeltà alla Patria e al suo Re. Lo scorso anno le spoglie del mio avo furono esumate. Raccolsi i suoi resti, assieme a quelli della moglie Rosa e li portai in un cimitero vicino. Sopra la sua urna vi misi la bandiera Sabauda per la quale aveva combattuto e suonato l’inno Reale.
Emilio Del Bel Belluz