L’otto gennaio 1873 nacque a Cettigne, in Montenegro, la Regina Elena che spero venga ricordata in molte parti d’Italia. La Sovrana era la moglie del Re Vittorio Emanuele III, e la madre dell’ultimo Re d’Italia, Umberto II, di Jolanda, Mafalda, Giovanna e Francesca. A chi volesse approfondire la sua vita, gli consiglierei di leggere quei pochi libri che ne parlano con sincerità ed onestà intellettuale.
La Regina Elena era la "mamma" di quelli che nella vita erano i più sfortunati, e di quelli che avevano bisogno d’aiuto. La sua grande generosità d’animo l’aveva ereditata dalla sua famiglia, era sempre stata abituata a essere gentile con il prossimo e a trattarlo come suo pari. La Regina si fece subito conoscere per quello che faceva per la gente povera che incontrava e per quelli che le chiedevano aiuto. La porta del suo cuore era sempre aperta e non la chiudeva a nessuno. Il povero, il disadattato era un suo fratello.
Durante il terremoto di Messina si era prodigata a favore della popolazione colpita dal tremendo evento rischiando la vita, scavando tra le macerie e organizzando con tutta sé stessa gli aiuti. Il suo operare coraggioso fu condiviso con il suo consorte Re Vittorio Emanuele III. Le sue doti di madre furono manifestate anche nel periodo bellico. Durante la Grande Guerra aveva allestito all’interno del Quirinale e di villa Margherita un grande ospedale che ospitava i soldati feriti. La Regina si prodigava per portare loro un aiuto come infermiera e come mamma, come se sentisse che quei valorosi le appartenevano, perché avevano combattuto per la Patria.
Le testimonianze del suo operare indefesso sono molteplici, scritte con verità da quei soldati che la videro all’opera. Quello che contava nella sua vita era l’aiuto verso i sofferenti. La Sovrana conobbe assieme al suo consorte anche la sofferenza dell’esilio, dapprima in Egitto dove morì il Re Vittorio Emanuele III nei giorni successivi al secondo Natale che passava lontano dalla Patria, e dopo in Francia. In quel Paese passò alcuni anni difficili, ma la sua opera di carità continuò ininterrottamente fino alla sua morte. Le sue ultime parole furono rivolte alla amata terra italiana e ai suoi figli. Quello che fino all’ultimo aveva sperato era di poter tornare in Italia a rivedere il suo popolo che aveva amato. Il patimento derivante dal vivere in terra straniera fu sopportato senza lamentele come Gesù portò la sua croce sul Calvario.
La Regina si spense serenamente il 28 novembre 1952 a Montepellier. Dopo aver ricevuto dal Papa la massima onorificenza: la Rosa d’oro della Cristianità e dopo che è stata proclamata Serva di Dio nel 2000, è in attesa che la Chiesa possa farla Beata. Nella sua vita non fu fortunata, basti pensare che non le fu possibile stare accanto alla figlia Mafalda che morì in un campo di concentramento tedesco. La Regina Elena non ebbe la possibilità di portare un fiore e una preghiera sulla tomba della figlia.
Un mio amato professore, Danilo Miglioranza mi scrisse alcune considerazioni sulla Regina che mi fecero riflettere: “Elena di Savoia, come Maria di Nazaret, ha subito l’esilio dopo aver sperimentato la mancata riconoscenza dei loro popoli per il bene ricevuto. Ed entrambe hanno pianto per la condanna ingiusta e la morte di un loro figliolo”. Quello che i cattolici sperano è che il Papa la proclami al più presto Beata, anche se Beata lo è già da anni per quelli che l’ amano. Il Papa che ci ha lasciati in questi giorni diceva : “La perdita delle nostre radici, sarà la fine della civiltà occidentale”. Le nostre radici sono anche quelle percorse da questa Sovrana di Casa Savoia -.
Emilio Del Bel Belluz