Il Presidente dell Associazione “ AMICI della POLIZIA ”, Cav. IULIANO Flaviano, ne parla con il dr. TORTORIELLO Raffaele, Primario presso l’ Ospedale San Camillo di Treviso ed esponente della nostra Associazione. Primario, cosa bisogna primariamente fare per arginare queste derive nutrizionali e alimentari che stanno causando numerosi disturbi e patologie?
Innanzitutto mi permetta di chiarire cosa si intende per disturbi della nutrizione e dell’ alimentazione. Si tratta di patologie complesse caratterizzate da un eccessivo interesse per il peso e l’ aspetto corporeo e conseguentemente un comportamento alimentare disfunzionale. Spesso questi disturbi sono legati anche ad un basso livello di autostima, talvolta in associazione anche ad altri disturbi psichici come ad esempio disturbi d’ansia e disturbi dell’ umore.
Questi disturbi vanno trattati con metodi e tempi adeguati per evitare che diventino condizioni permanenti e che compromettano la funzione e la salute di tutti gli organi e gli apparati del corpo, potendo portare nei casi gravi anche alla morte. Negli ultimi anni si è assistito ad un progressivo abbassamento dell ’ età media di insorgenza di tali disturbi, fino anche ad età preadolescenziali. Si è visto peraltro che la precoce insorgenza interferendo con un sano processo evolutivo sia biologico che psicologico, si associa a conseguenze molto più gravi sul corpo e sulla mente.
Data la loro complessità, l ’ intervento precoce riveste un ’ importanza particolare; è essenziale una grande collaborazione tra figure professionali con differenti specializzazioni (medici specialisti in psichiatria, in pediatria, in scienza dell ’ alimentazione e in medicina interna, dietisti, p sicologi e psicoterapeuti), ai fini di una diagnosi precoce, di una tempestiva presa in carico all’ interno di un percorso multidisciplinare e di un miglioramento dell’ evoluzione a lungo termine.
Quali sistemi possono evitare il perdurare di queste patologie ?
E ’ fondamentale che si crei una rete informativa che permetta alle famiglie di intercettare al più presto i disagi dei giovani che possono manifestarsi nei modi più disparati, tramite figure professionali sanitarie unita ad attività di associazioni che operano miratamente su questo argomento, ambienti sportivi ecc., tutti insieme con prevenzione e protezione.
In questo campo, come in altri, il ruolo delle associazioni è stato, è e sarà sempre più fondamentale in quanto permettono di rimuovere le barriere che impedivano rapporti di forza e coesione tra pazienti, comunità, servizi ed istituzioni. Tale presenza aiuta a superare quei sentimenti di vergogna, rabbia e paura che spesso accompagnano il vissuto delle persone con questi disturbi che rendono ancora più difficile la loro richiesta di aiuto. Assumendosi come compito primario quello di fare da ponte tra le istituzioni e le famiglie, in modo che nessuna di queste si senta abbandonata e sola di fronte ad un dolore così paralizzante dove l’ impotenza invade ogni relazione fino ad esaurirla, l ’ associazione non può che concentrare ogni suo sforzo nel prezioso lavoro di informazione, orientamento e sostegno delle famiglie.
Ma è vero che se non si interviene, c ’ è il rischio anche di arrivare alla morte da parte dei pazienti?
Purtroppo, come ho già detto prima, c’ è anche questa eventualità. Sono situazioni difficili anche da far comprendere, ma il rischio grave è proprio questo considerando che a mio avviso deve invece avviarsi una diagnosi rapida e interventista per frenare il dilagare della patologia. Dovete pensare che il numero dei casi che sono stati registrati è alto, le possibilità di cura ci sono, ma sono caratterizzate da situazioni diversificate che vanno spiegate e affrontate da professionisti sani tari che dovranno individuare dei percorsi di cura adeguati a seconda del quadro clinico difronte al quale si trovano.