Fabio Bui ha formalizzato la propria candidatura alla Presidenza della Regione del Veneto, sostenuto dai Popolari per il Veneto. In una fase politica segnata da frustrazione e voglia di cambiamento, Bui ha rilanciato una visione di autonomia vera, partecipazione e protagonismo territoriale.
«I veneti si sentono traditi», ha esordito Bui, spiegando la nascita del suo movimento popolare. «Da anni ci viene promessa l’autonomia e ogni volta ci fermano a Roma». Il Veneto, secondo lui, non è più una periferia dell’Italia, ma una parte integrante dell’Europa.
Il progetto che firma oggi è chiaro: un partito regionale ispirato al popolarismo europeo, un «partito del territorio» che vada oltre le liste civiche, chiamato a durare e a rappresentare il lavoro, l’impresa, le famiglie e la comunità.
Tra i punti centrali della sua candidatura, Bui ha indicato l’istituzione di una Regione a statuto speciale per governare sanità, formazione, trasporti e politiche sociali in modo aderente alle esigenze venete. Non solo ma anche la realizzazione del «Porto delle Venezie» (Trieste–Venezia–Ravenna) e un grande hub ferroviario a Verona, per riposizionare il Veneto al centro dell’Europa dei flussi di merci. Non da ultima la promozione di una «megalopoli verde»: cinque milioni di abitanti distribuiti in un territorio che unisce città, borghi, montagna e campagna, da vivere non solo come produzione ma come comunità.
«Dico agli elettori che si sentono delusi: non sprecate questa occasione», ha sottolineato Bui. «Dopo anni di promesse mancate, il Veneto può tornare a contare, ma solo se i veneti tornano a crederci». Il suo è un invito a non delegare, ma a partecipare: «O il Veneto decide per sé, o qualcun altro deciderà per noi».