Italia, Dai lettori

Gabriele D’Annunzio e Riccardo Frassetto. Vent’anni di amicizia, di fiducia e di frequentazione

GARDONE RIVIERA (BS) - Riccardo Frassetto, pur nato a Roma nel 1893, ha origini trevigiane, di Crocetta del Montello, paese originario della famiglia Frassetto. Ha una vita avventurosa, una esemplare vivacità intellettuale e una naturale attitudine per la scrittura e per la dialettica. La sua personalità è forte, con riconosciute doti di leadership. È tenente dei Granatieri di Sardegna nella Grande Guerra dove riporta tre ferite.

Nel 1919 è promotore e primario protagonista della dannunziana Impresa di Fiume. Con Gabriele D’Annunzio intrattiene un ventennale rapporto di amicizia, fiducia e frequentazione, fino alla morte del Poeta nel 1938. Scrive per il “Corriere dei Piccoli”, collabora con la SIAE e nel 1937 si trasferisce a Roma come fotografo ufficiale dell’E42, oggi EUR, l’Esposizione Universale di Roma del 1942, mai avvenuta causa guerra. Nel 1941, viene richiamato come maggiore nel Secondo Conflitto Mondiale e combatte in Albania e Grecia. Nel 1943, è catturato ad Atene dai tedeschi che lo internano in un campo di concentramento in Germania.

Rientrato in Italia, va a vivere a Treviso dove muore nel 1964 a 71 anni. Scrive due libri: “ I Disertori di Ronchi” del 1926, è approvato dal Comandante D’Annunzio con le seguenti parole: “Grazie per il tuo bel libro. Caro Riccardo, ora sei autore fra gli autori”. La pubblicazione riporta i fatti e gli antefatti dell’Impresa, ed è considerata dagli storici una attendibile testimonianza degli eventi fiumani. “ Fiume o Morte” del 1940, non ha il successo del primo per l’entrata in guerra dell’Italia e per una bomba che colpisce il deposito dove erano immagazzinati.

Il terzo, insieme ai futuristi Tommaso Marinetti e a Mino Somenzi è sospeso sul nascere, sempre causa guerra. Il 28 agosto del 1919 scrive da Ronchi di Monfalcone, a nome di altri sei giovani ufficiali, una lettera a Gabriele D’annunzio, in quel periodo residente a Venezia, alla Casa Rossa. Chi sono i Sette? Ten. Riccardo Frassetto, Ten. Vittorio Rusconi, S. Ten. Claudio Grandjacquet, S. Ten. Rodolfo Cianchetti, S. Ten. Lamberto Ciatti, S. Ten. Enrico Brichetti, S. Ten. Attilio Adami.

Più che una lettera, è un potente appello al Poeta Soldato. “Sono i Granatieri di Sardegna che vi parlano... È Fiume che per le loro bocche vi parla... Noi abbiamo giurato sulla memoria di tutti morti per l’Unità d’Italia: Fiume o Morte! E manterremo il giuramento perché i Granatieri hanno una fede sola e una parola sola. “Voi non fate niente per Fiume? Fatelo, è vostro dovere farlo, è vostro dovere ricordare agli Italiani che hanno combattuto per un ideale grandemente bello: per la Libertà! Lasciate per un momento le conquiste di Pace! L’Italia non è compiuta. In un ultimo sforzo la compiremo”. Si riuniscono nella camera del tenente, detta del macellaio, e l’accesso è proibito a chi non fa parte della banda dei giovani ufficiali.

La stanza viene pavesata con bandiere e prestano solenne giuramento: “In nome di tutti i morti per l’Unità d’Italia, giuro di essere fedele alla causa santa di Fiume e di non permettere mai, con tutti i mezzi, che si neghi a Fiume l’annessione completa e incondizionata all’Italia. Giuro di essere fedele al motto: Fiume o Morte.”

Leggono il giuramento a voce alta e lo sottoscrivono solennemente, mentre tengono la mano destra sul pugnale. Con la firma diventano “ I sette Giurati di Ronchi”.Serve un capo e il tenente Frassetto propone Gabriele D’Annunzio, l’eroe di Buccari e del Volo su Vienna, allora residente a Venezia, alla casa Rossa.

Viene designato lui ad andare a Venezia e, alle ore 8 dell’8 settembre 1919, bussa alla porta della Casa Rossa, ma è troppo presto. D’Annunzio non è ancora alzato e il maggiordomo lo fa attendere in giardino. “Non so come comportarmi di fronte a questo grande uomo. Sto fantasticando, quando una allegra voce mi saluta “Buongiorno, Frassetto ”.Mi irrigidisco sull’attenti con D’Annunzio, una figurina sottile, tutta nervi, che si avvicina sorridente tendendomi la mano. “Capisco il vostro disappunto, la mia mancata venuta è dipesa da un fatto inaspettato. Il generale Grazioli mi ha fatto visita e ho dovuto intrattenermi a lungo.”

La semplicità, la cordialità e il sorriso, mi incoraggiano a dire: “Comandante! A Ronchi abbiamo capito che il rinvio doveva essere stato causato da un grave motivo, ma a Ronchi c’è un battaglione di uomini in fermento. Il comando di Reggimento è a Monfalcone e la più piccola indiscrezione può compromettere tutto. “No, no, non si deve compromettere nulla. Io sono pronto. Quando si agire? ”“Al massimo entro quarantotto ore, Comandante”.

D’Annunzio ha un attimo di incertezza, china lo sguardo e poi, quasi timido, risponde “Vede, io sono superstizioso. Credo nella fortuna di certe date. Posdomani è il dieci... sarebbe da rimandare l’azione all’undici, è un giorno fortunato per me... è il giorno di Buccari...”“Faccia lei, Comandante, il suo desiderio è un ordine per noi. ”Poi, per testare la mia fermezza, chiede a bruciapelo:“E se gli alleati si opporranno ?” “Spareremo, comandante.” Gabriele D’Annunzio prorompe in una risata mentre mi posa una mano sulla spalla.Ella oggi stesso ripartirà per Ronchi con la mia macchina. Il mio “chauffeur” l’attende con l’automobile a San Giulian.

Mi consegna una lettera e mi fa leggere lo scritto indirizzato al maggiore Reina: “ giovedì sarò a Ronchi per partire verso il gran destino”. Poi mi traccia il programma:“Ella questa sera è a Ronchi. Di lì prosegua per Fiume, informi Host Venturi che giungeremo in città alle prime ore del giorno dodici. E la sera del dieci, ella sia nuovamente qui.”
Mentre parla, la sua voce ha una inflessione di morbidezza e di comando e io...obbedisco.

Il dieci, il tenente è nuovamente a Venezia, trova il Poeta febbricitante e ha il timore che il patriottico progetto svanisca nel nulla. D’Annunzio lo conforta e gli dice testualmente...non sempre la volontà dello spirito trionfa sulla debolezza della materia.
Non si preoccupi, domani, 11 settembre alle 14.00, una lancia dell’Ammiragliato ci porterà a San Giuliano dove ci aspetta la mia auto.

La partenza da San Giuliano di MestreIl giorno dopo, nella grande Fiat T4 salgono Gabriele D’Annunzio, il ten. Riccardo Frassetto, il ten. aviatore Guido Keller e l’attendente Italo Rossignoli. Al volante l’autista Giacomo Basso.

Ecco il pensiero di Riccardo Frassetto in quel momento:“Al via, sento in me lo scoccare di un attimo storico. Sono le ore quattordici e minuti trenta dell’11 settembre 1919”. Era di natura modesto e riservato e, solo dopo la sua morte, fu trovato l’Alto Encomio che il Vate gli aveva dedicato. “ Il tenente dei Granatieri Riccardo Frassetto fu il più attivo, e il più a me vicino, tra i sette giurati di Ronchi. Dopo la Marcia, dopo l’occupazione di Fiume, per sedici mesi di invitto supplizio io l’ebbi sempre al mio fianco, cooperatore costante e vigilante. La sua sagacità è pari alla sua probità, il suo valore è pari alla sua modestia, la sua diligenza è pari alla sua attenzione. Fra tutti i miei Legionari egli è veramente esemplare. Non mai la più lieve ombra passò tra lui e il suo capo. In ogni occasione, nella più triste, nella più lieta, la sua luminosa sincerità non ebbe mai oscuramento”.

L’urna, con le ceneri del Giurato di Ronchi Riccardo Frassetto, è stata tumulata con cerimonia solenne, nella Cripta del Mausoleo del Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera. Vicino al suo Comandante Gabriele D’Annunzio, come da sue volontà e desiderio. Prima della tumulazione, è stato liberato uno stormo di colombi viaggiatori, molto amati dal Poeta.
Verso fine settembre verrà inaugurato un Monumento ai Granatieri, dedicato allo zio Riccardo, al Parco San Giuliano di Mestre, nel punto da dove sono partiti nel settembre 1919. Parteciperanno le massime autorità civili, militari e istituzionali e, quasi sicuramente, il Ministro della Difesa Crosetto.

Ultimo aggiornamento: 26/07/2024 18:00