Il 20 maggio, in tutto il mondo, Giornata dedicata alle api, essenziali per la vita di buona parte della natura e dell’agricoltura stessa. Purtroppo quest’anno si preannuncia, per nulla buono, per gli apicoltori, a causa di un decorso termico anomalo, con temperature sopra la media, in inverno, e il loro brusco abbassamento delle ultime settimane. Il caldo ha favorito fioriture, anticipandole di fatto, per, poi, danneggiarle, con forti piogge e neve sulle alture, impedendo alle api di bottinare - cioè fare “bottino” di nettare e di polline, sui fiori tipicamente primaverili, come ciliegio e acacia.
Si prevede, quindi, una stagione particolarmente difficile per gli apicoltori professionali, che anche quest’anno si vedono costretti a fare ricorso all’alimentazione di soccorso, aumentando così notevolmente i costi di produzione. A meno di un recupero nelle prossime settimane, quindi, si prospetta così il secondo anno consecutivo di produzione ridotta: tra il 2022 e il 2023, si è passati da una produzione di quasi 25mila tonnellate di miele, a circa 23mila.
Inoltre, nel 2023 si è registrata una flessione degli acquisti, scesi del 7%, nel volume, e causato un +4% di spesa, a carico delle famiglie. a causa della penuria di prodotto (+12, rispetto all’anno precedente). Alla luce di quanto sopra Coldiretti propone alcuni laboratori, rivolti ai cittadini, che potranno vedere da vicino le precisissime dinamiche che avvengono all’interno degli alveari, grazie ad apiari, che le aziende Apicoltura Falasco e Apicoltura Burato metteranno in mostra. Inoltre, sarà possibile degustare le molte varietà di miele, in abbinamento con i formaggi locali, quelli di capra di Malga Faggioli e quelli vaccini dell’Az. agricola La Corte.
I laboratori citati saranno liberi e gratuiti nei in Piazza Vittorio Veneto (giovedì 16 maggio), Borgo Venezia (venerdì 17 maggio) e Borgo Roma (sabato 18 maggio). “Ad essere a rischio – evidenzia il presidente di Coldiretti Verona, Alex Vantini – è tutta la biodiversità, considerato che le api sono responsabili del 70% della fecondazione di tutte le specie vegetali. Basti pensare che ben tre colture alimentari su quattro – tra queste ci sono le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri e i meloni – dipendono, in una certa misura, per resa e qualità, dall’impollinazione dalle api.
Purtroppo, inoltre, nemmeno il miele è immune dal fenomeno della concorrenza sleale, a causa di importazioni massicce da Paesi, con standard produttivi e qualitativi nettamente inferiori ai nostri”. Il calo delle produzioni di miele ha lasciato spazio alle importazioni dall’estero, che, nel 2022, sono cresciute del +12%, per un quantitativo di oltre 26,5 milioni di chili, provenienti anche da Paesi che non sempre brillano per trasparenza e sicurezza alimentare.
Il numero assoluto più alto viene fatto registrare dalla Cina (74%), con la Turchia che ha la percentuale relativa maggiore di campioni sospetti (93%), mentre il Regno Unito ha registrato un tasso campioni dubbi ancora più elevato (100%), probabilmente perché si tratta di miele prodotto in altri paesi e ulteriormente miscelato prima di essere rispedito in Europa. Uno scenario preoccupante in cui – sottolinea Coldiretti – l’Italia ha importato dall’estero oltre 26,5 milioni di chili di miele nel 2022, con gli arrivi dalla Turchia, cresciuti del +146%, dalla Cina del +66%, dalla Romania del +134% e dall’Ucraina del +83%.
Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm, a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria, fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere presente per legge sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale (Es.: Miele italiano), mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’unione Europea, l’etichetta – continua la Coldiretti – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della Ue”, indicando il nome dei Paesi (ad esempio, se tale miele, viene da Italia e Ungheria sul barattolo dovrà esserci scritto Italia, Ungheria); se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della Ue”, con il nome dei Paesi, mentre se si tratta di un mix, va scritto “miscela di mieli originari e non originari della Ue”, anche qui, con l’indicazione dei nomi dei Paesi.
In Italia – conclude la Coldiretti – si consuma circa mezzo chilo di miele, a testa, all’anno, sotto la media europea, che è di 600 grammi, ma un terzo rispetto alla Germania. Il Belpaese però vince in biodiversità con più di 60 varietà. A parte, dunque, i problemi creati alle api, agli apicoltori e alle produzioni di frutta, dal maltempo, bene opera Coldiretti, insistendo a limitazioni e controlli severi in fatto di import, tanto più che, come sappiamo, molto di quanto arriva non offre genuinità.
Nel caso in tema, ottimo l’impegno a favore degli apicoltori, che, con la loro attività, in fatto di miele, salvaguardano la natura.
Pierantonio Braggio