Punti di forza e criticità delle iniziative regionali e dei progetti didattici promossi a favore dell’attività sportiva
“Lo sport è una scuola di vita, luogo di crescita, di confronto con l’altro, di inclusione. Uno spazio dove i ragazzi imparano a mettersi alla prova e a superare le difficoltà”. Queste le recenti parole dell’assessore regionale allo Sport, Cristiano Corazzari, durante l’annuncio dell’approvazione, con delibera di Giunta, di due nuovi bandi dedicati alla pratica sportiva.
Di anno in anno, infatti, le istituzioni regionali ribadiscono l’impegno assunto per promuovere l’attività sportiva, specialmente tra gli studenti delle scuole statali e paritarie di ogni ordine e grado, riconoscendo l’incontestabile valore sociale dello sport, quale sinonimo di formazione, rispetto, condivisione di valori, salute e inclusione. Insomma, uno strumento educativo prezioso, soprattutto al giorno d’oggi, in cui scuola e famiglie si trovano costrette a fronteggiare un disagio giovanile sempre maggiore.
Con le sue regole e i suoi schemi, lo sport garantisce a chi lo pratica un ambiente sano in cui crescere, dove apprendere ordine e disciplina, e acquisire delle risorse fondamentali per il proprio sviluppo e per la lettura del mondo circostante. In un contesto competitivo, come può essere quello sportivo, infatti, la comprensione e trasmissione di certi valori viene agevolata dalla necessaria interazione con compagni e avversari: relazioni che portano inevitabilmente l’atleta a imparare l’importanza del rispetto reciproco e della lealtà verso sé stessi e la squadra.
Caratteristiche, queste, che contribuiscono a modellare tanto la dimensione individuale, quanto quella collettiva, a maggior ragione nei ragazzi giovani, la cui personalità e consapevolezza di sé è ancora in corso di definizione. La pratica sportiva, infatti, agisce su numerosi aspetti dello sviluppo dei più giovani, da quello fisico a quello cognitivo, fino alla sfera emotiva e psicologica della crescita, incidendo sui rapporti sociali con i coetanei e gli adulti e diventando anche un’occasione di svago e divertimento, in un panorama di alternative spesso esigue o inadeguate.
Davanti a un malessere generazionale imperante, fatto di incapacità relazionali, difficoltà comunicative, isolamento e disturbi psico-fisici, lo sport può essere un elemento chiave per aiutare i ragazzi a ritrovare sé stessi e imparare a stare insieme agli altri.
Sulla scia di tale consapevolezza, il nostro Governo provvede da tempo ad adottare misure volte alla promozione dello sport, per contribuire alla diffusione di valori e stili di vita salutari, in linea con il Piano d’azione globale dell’OMS e le politiche dell’Unione europea, coinvolgendo a cascata numerosi attori: dal Dipartimento per lo Sport, al Ministero della salute e il Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), fino al sistema sportivo, compreso il mondo dell’associazionismo e degli istituti scolastici.
E proprio in quest’ultimo contesto è stato rinnovato, anche per l’anno scolastico 2024-2025, il “Progetto didattico sperimentale Studente-atleta di alto livello”, destinato agli studenti-atleti impegnati in attività sportive agonistiche e iscritti presso le scuole secondarie di secondo grado del nostro territorio, la cui finalità consiste nel “riconoscere il valore dell'attività sportiva nel complesso della programmazione educativo-didattica e di promuovere il diritto allo studio e il conseguimento del successo formativo”, permettendo “a studentesse e studenti impegnati in attività sportive di rilevo nazionale, di conciliare il percorso scolastico con quello agonistico attraverso la formulazione di un Percorso Formativo Personalizzato (PFP)”.
Il Progetto, realizzato in collaborazione con il Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), il Comitato Italiano Paralimpico (CIP) e Sport e Salute S.p.A., mira a presidiare le difficoltà che possono riscontrarsi durante il percorso scolastico, specialmente in termini di frequenza delle lezioni e di tempo che lo studente, impegnato nelle varie competizioni sportive, riesce concretamente a dedicare allo studio.
Destinato a studenti-atleti di alto livello, da individuarsi sulla base di specifici criteri e requisiti, il Progetto prevede l'individuazione di uno o più tutor scolastici e di un Percorso Formativo Personalizzato (PFP), nell'ambito del quale fino al 25% del monte ore può essere fruito online, sia attraverso l'utilizzo di un'apposita piattaforma e-learning nazionale, sia attraverso gli specifici strumenti metodologici e didattici individuati dal singolo Istituto.
In provincia di Treviso, sono molti i ragazzi e le ragazze che hanno deciso di presentare domanda per aderire all’iniziativa e beneficiare della possibilità offerta dalle scuole, riscontrando però a volte alcune criticità e disparità.
Qualche genitore, nel tentativo di iscrivere il proprio figlio al Progetto in parola, infatti, si è reso conto che i requisiti e i criteri richiesti differiscono di molto a seconda della disciplina sportiva presa in considerazione.
Al netto degli sport di squadra, generalmente privilegiati rispetto agli standard d’accesso previsti, esistono grandi differenze anche tra gli sport individuali. Se per il tennis si arrivano a prendere in considerazione i primi 50 posti della classifica nazionale, per chi pratica sport su ruote, come ad esempio il ciclismo, i livelli di riferimento sono sensibilmente diversi. Solo coloro che si piazzano nelle prime 5 posizioni ai Campionati Italiani o ai Circuiti Nazionali del Settore Fuoristrada e BMX, possono sperare di ricevere effettivamente un Percorso Formativo Personalizzato (PFP).
Analogamente, soltanto gli atleti posizionatisi nei primi 3 posti ai Campionati Regionali (per specialità e categoria), potranno usufruire dell’iniziativa.
È evidente, dunque, che alcuni sport ne escano incomprensibilmente penalizzati, scoraggiando i ragazzi che li praticano e disincentivando il necessario bilanciamento tra studio e attività sportiva.
Il malcontento è palpabile, specialmente tra chi vorrebbe beneficiare di uno strumento che, perlomeno sulla carta, avrebbe tutte le caratteristiche per poter agevolare i ragazzi nel portare avanti il percorso scolastico contestualmente a quello atletico-sportivo, senza dover necessariamente sacrificare l’uno o l’altro.
Una carenza di efficacia ed effettività che alcuni riscontrano anche nei livelli di sicurezza che la cosiddetta “riforma dello sport” dovrebbe garantire agli atleti, rendendo l’ambiente sportivo più sicuro e inclusivo.
Il Decreto Legislativo n. 36/2021, infatti, prevede l’obbligo, per le associazioni e le società sportive, sia dilettantistiche che professionistiche, di adottare Modelli Organizzativi e di Controllo dell’attività sportiva (detti “Mocas”) e Codici di condotta a tutela dei minori, che comprendano precise regole di sicurezza per le competizioni, oltre a specifici obblighi, divieti e buone pratiche di lealtà e correttezza, per tutelare adeguatamente l’incolumità, la dignità e l’uguaglianza tra gli sportivi.
A vigilare sul rispetto di tali regolamenti interni, peraltro, dovrebbe essere individuato un “Safeguarding Officer”, una figura professionale definita essenziale per la creazione di un contesto sportivo sicuro, in grado di promuovere la dignità e la sicurezza di tutti i partecipanti, con particolare attenzione alla protezione dei minori, che sono, per loro natura, i soggetti più vulnerabili.
Tuttavia, nonostante la previsione di specifiche sanzioni e processi disciplinari per coloro che non rispettino tali nuovi obblighi, le indagini e le stime condotte nel comparto sportivo mostrano una situazione ancora perfettibile in termini di salvaguardia degli atleti, che spesso si trovano a gareggiare in contesti non adeguatamente presidiati dal punto di vista della sicurezza fisica e psicologica, come evidenziano alcune testimonianze relative a gare e competizioni, svoltesi anche nel nostro territorio, su piste ed aree percepite come poco sicure.
Insomma, gli strumenti istituzionali per la difesa del diritto allo sport dei più giovani non mancano, si tratta piuttosto di individuarne le potenziali criticità – anche grazie all’ascolto delle esperienze vissute nel contesto sportivo dagli atleti e dalle loro famiglie – e perfezionarne alcuni aspetti.
Giorgia Lucchetta