VILLANOVA DI MOTTA DI L. (TV) - Domenica 1° giugno 2025 avrà luogo il gemellaggio tra la chiesa di Sant’Agostino di Villanova e la chiesa matrice di San Salvador a Venezia. Entrambe sono legate a doppio filo dalla presenza dei canonici agostiniani, presenti nella chiesa veneziana e fautori della costruzione dell’edificio sacro mottense , risalente al XIII secolo. La chiesa di Villanova rivestì un ruolo notevole nel difendere la cristianità contro l’eresia rappresentata dall’arianesimo, professato dai Longobardi presenti al di là del fiume Livenza, oltre a custodire ancor oggi al suo interno opere d’arte di rilevante interesse.
L’evento si colloca in un percorso esteso, rientrando a pieno titolo nel progetto “Conoscere Pompeo Molmenti”, partendo dal recupero e la diffusione dei fatti storici riguardanti Villanova fino a giungere alla riscoperta di una figura di spicco nel panorama artistico locale e non solo, quella del celebre pittore nato a Villanova nel 1819.
Il gemellaggio era stato annunciato durante un incontro che si era tenuto precedentemente, il 28 marzo 2025, dai promotori dell’iniziativa, il Comitato della Parrocchia di Villanova e l’Associazione Anziani e Pensionati di Motta di Livenza, il tutto volto alla valorizzazione e alla conoscenza del patrimonio storico e artistico del territorio.
Un breve viaggio nella vita di Pompeo Marino Molmenti
L’artista, che vide i suoi natali nella casa ancora esistente e oggi adibita a ristorante, fu un rinomato pittore. Frequentò il ginnasio del Seminario vescovile di Ceneda e fu allievo del pittore Adeodato Malatesta, amico di famiglia, il quale comprese il talento del giovane avviandolo ai primi rudimenti della pittura. Ebbe le prime committenze dal conte Spiridione Papadopoli e della moglie Teresa Mosconi, realizzando la decorazione della lunetta d’ingresso della chiesetta facente parte della villa, oggi Rietti -Rota, con una Madonna col Bambino.
Sotto l’ala protettrice del conte Papadopoli, Pompeo Molmenti frequentò l’Accademia delle Belle Arti a Venezia con ottimi risultati, riuscendo a farsi conoscere nell’ambiente artistico della città tanto da ricevere numerose commissioni. Qui a Venezia trascorse la maggior parte della sua esistenza, pur mantenendo vivi i rapporti con la sua nativa Villanova, e nella città lagunare divenne professore ordinario di pittura dell’Accademia.
Fu celebre per le sue opere di soggetto storico e religioso, alcune purtroppo perdute o disperse, realizzate per famiglie nobili venete o destinate a diverse chiese. Il suo viaggio in Oriente, compiuto tra il 1843 e il 1844 accompagnando il duca Saverio de Blacas, gli ispirò diversi dipinti, sia di tema prettamente religioso e biblico che arabo. Seguì un soggiorno a Roma negli ani ’40 del 1800 e successivamente la produzione di dipinti a tema sacro, ad esempio “Consegna delle chiavi” del 1852 che si trovava a Fontanelle e oggi perduta; la “Pala di San Rocco” nella chiesa di Carlino (Ud), opere destinate a Carpenedo e Malo fino alla pala di Sant’Orsola conservata nell’omonima chiesa di Conegliano , realizzata sempre su commissione del conte Spiridione Papadopoli.
La sua carriera lo vide protagonista di un certo rilievo, fu professore onorario dell’Accademia delle Belle Arti a Napoli , membro onorario della Società belga degli acquarellisti a Bruxelles, Socio d’Arte a Venezia e Milano oltre a impegnarsi per decenni nella tutela del patrimonio artistico veneziano . Una sua opera, “l’arresto dell’architetto Filippo Calendario creduto complice nella congiura di Marino Faliero” realizzato per la principessa Burri-Giovanelli, lo rese noto tanto che la stessa fu accolta con favore dalla critica e scelta per l’Esposizione Universale di Parigi del 1867.
Pompeo Molmenti con questa celebre tela anticipò i tempi, innovando la pittura con una poetica più incentrata sul vero, tendenza che influenzò i futuri artisti che successivamente hanno animato la scena artistica veneziana nella seconda metà del 1800. I suoi allievi furono protagonisti della stagione realista, e tra questi figurano Favretto, Ciardi, Cremona, Fragiacomo; questo conferma quanto sia stata significativa la formazione avuta da Pompeo Molmenti attorno a cui gravitavano proprio questi giovani artisti che, per affetto e stima, gli facevano visita presso la sua casa di Villanova, luogo dove si era ritirato e trascorse gli ultimi anni di vita.
La sua notorietà come professore prevarrà su quella artistica, tanto che la sua ultima opera, “La morte di Otello”, commissionata dai conti Papadopoli ed esposta all’Accademia nel 1879 , sarà accolta in modo negativo dalla critica. Nel 1893 rassegnò le dimissioni come insegnante ritirandosi a Villanova dove morì nel 1894. Alle sue esequie si recarono molti artisti veneziani riconoscendo in lui un maestro e un amico. Un busto di Pompeo Molmenti è visibile nella sua città natale, sotto la Loggia, opera di Lorenzetti.
Monia Pin