Treviso, Veneto

Il presepe di Bibano, una tradizione che si rinnova

di Monia Pin

Il cappellano Don Fausto Scapin
Gianni Dal Cin
Il Dottor Michelesi e sullo sfondo Don Dionisio
BIBANO di GODEGA DI SANT'URBANO (TV) - Succede che un presepe diventi passione, quasi un segno del destino che porta tra le mani di una persona le statue che saranno la prima rappresentazione di una Natività che si ripete, rinnovando sempre la missione di ricostruire la Sacra scena diventando un credo, un sentimento sentito nel profondo. Iniziò tutto nel 1984 a Bibano di Godega di Sant'Urbano. Due anni prima era mancato Don Dionisio e don Battista consegnava le statuine del presepe, inizialmente opere di Fontanini, a Massimo Bazzo che poi diventerà l'artefice della meraviglia che tutt'oggi illustra nel dettaglio la Natività insieme ai suoi valenti collaboratori.

Successivamente, grazie ad un incontro fortuito, si presenterà la persona creatrice delle statuine che ora popolano il presepe, tal Mauro Marcato che da Pieve di Curtarolo (PD) contribuisce a rendere la rappresentazione ancora più sentita. Dobbiamo sicuramente agli amici del Presepe di Bibano la gratitudine di poter vantare un presepe che richiama diverse persone dai paesi limitrofi e non solo, rientrando in quel percorso che annovera anche Bibano di Godega di Sant’Urbano nella lista delle rappresentazioni natalizie che ispirano grandi emozioni.

La bellezza sta tutta nell'inserire il dono della Natività all'interno di altri episodi di vita vissuta, ambientata negli anni ‘60, e nel poter osservare personaggi che ancor oggi molti ricordano come protagonisti indiscussi del paese. All'inizio infatti è ben visibile il dottore Nicolò Michelesi (medico ricordato anche nei racconti sentiti nella mia famiglia) intento a spiegare ad una giovane donna la prescrizione medica per il malato, mentre la sua borsa è appoggiata sulla sedia e sullo sfondo si distingue chiaramente la presenza di Don Dioniso (figura storica del paese, a cui ho dedicato un precedente articolo) intento a rassicurare un familiare, confortandolo religiosamente.

Al centro la Natività, umile nella scena e ricca di significati insiti nei simboli che si susseguono tra le mani degli angeli (il giglio e la melagrana) e nell'offerta che la Vergine Maria fa al figlio, tenuto in braccio da San Giuseppe, di una coppa appena donata da quegli stessi Magi che con reverenza si inchinano al Re dei Re. Davanti alla Sacra Famiglia ed in adorazione del Bambino appaiono le statuine di due persone che sono state molto importanti per la comunità di Bibano, lasciando anch’esse ricordi che neppure il tempo riuscirà a cancellare. Sulla sinistra è riconoscibile la figura di Don Fausto Scapin, noto cappellano dell’epoca accompagnato da un ragazzo ed un chierichetto. Don Fausto fu l’ultimo cappellano non originario del luogo ed è mancato nel 2019 dopo essere stato per diversi anni parroco a Paré di Conegliano, molto apprezzato ed amato dai suoi parrocchiani. Sulla destra invece c’è un’altra statuina che rimanda alla memoria di Gianni Dal Cin, storico collaboratore nonché uno dei fondatori del presepe che purtroppo proprio durante l’allestimento dello stesso nel 2019 mancò improvvisamente. Quest’anno è lui stesso a comparire all’interno di quel presepe a cui dedicava impegno e passione, un doveroso quanto affettuoso riconoscimento che gli amici hanno voluto riservargli.

Di particolari è veramente colmo ogni minimo angolo del presepe rimandando a quella civiltà contadina dalla quale tutti proveniamo, una società che troviamo rappresentata all'inizio mentre si lavora la carne di maiale, con un ragazzo occupato ad appendere i salami, o successivamente, quando nella sala giochi i ragazzi giocano al calciobalilla e la presenza di locandine di film e riviste in miniatura, riprodotte alla perfezione, risvegliano in molti visitatori un misto di nostalgia e allegria, riportando alla mente i momenti di spensieratezza trascorsi. Piccole e importanti testimonianze di un mondo che non c’è più ma che attraverso questa rappresentazione possono insegnare molto sulla vita di un tempo ai più giovani, unendo nel nome della memoria diverse generazioni.

Non ci si può esimere dalla meraviglia quando giorno, sera e notte si susseguono sullo sfondo di Borgo Mescolino (San Martino di Colle Umberto) e la stella cometa appare all’orizzonte originando nell'animo umano la genesi di una speranza che fa intravedere una prossima salvezza, lo stesso messaggio che un angelo porta apparendo all'improvviso sulla parete del fienile mentre un ospite dorme tranquillo, forse sta sognando anch'esso il miracolo che presto cambierà il mondo. E’ un annuncio sempre attuale che ci rammenta la nostra infinita possibilità di rinascere, in ogni istante della nostra vita, soprattutto quando diventiamo consapevoli del potenziale che abbiamo in noi e che dovrebbe essere volto a fare il bene verso il prossimo, ispirati da quel senso di misericordia e tenerezza che si sente nel contemplare con gioia la venuta del Salvatore.

Si susseguono scene di vita quotidiana, come l'aia popolata dei classici animali da cortile, l'uomo che sistema le tegole, mentre altre persone sono affaccendate sotto al portico e nel riordino del cortile fino all’arrivo di un commerciante con il suo carretto che rende la scena più dinamica e sembra occupato a scambiare qualche parola con una donna che trattiene tra le mani una gallina ed un uomo che tiene in braccio un agnello.
Come non notare poi l'osteria "Da Gastone" dove da un minuscolo televisore vengono trasmessi la telecronaca di una partita di calcio, i risultati delle partite un tempo attesissime per controllare le schedine fino alle sigle di note serie dell’epoca rivolte ai ragazzi, come Rin Tin Tin e Zorro. L’ambientazione e la disposizione delle statuine riporta alla mente quanto un tempo fosse così bello ritrovarsi, tra amici e familiari, in un momento di svago che diveniva attimo di gioia condivisa. Semplice, ma pur sempre vissuta insieme.

Ricordiamo che alcune statue raffiguranti persone del luogo sono state generosamente offerte da persone del paese e che i volontari hanno prestato il loro tempo, la loro passione e l'abilità per regalarci momenti di fede assoluta che si esprime nel respiro di ogni istante di stupore. Credo che questa sia già una preghiera, per chi prepara e per chi osserva ed esce arricchito di sensazioni autentiche che si spera di poter rivivere in un prossimo futuro. A voi ora la sfida, provando a trovare nei particolari riprodotti con estrema cura ed attenzione tutte le emozioni che ripercorrendo il passato possano allietare la visione di un presente che è già futuro, a voi auguro di vedere nei dettagli così minuziosamente curati quel qualcosa che riempia di gioia l'istante e di riflesso la vita di ogni giorno. Ringraziamo chi si premura di allestire e preparare il presepe, per mantenere le tradizioni, per ridare voce a quella felicità genuina che la società di un tempo viveva, pur nelle mille difficoltà ma ancorata a dei valori forti, in primis quella fede che contribuiva a mantenere vivo il clima di solidarietà e condivisione che legava le famiglie.

Dopo aver visto questo presepe mi viene in mente una celebre frase di San Francesco d’Assisi, colui che secondo la tradizione allestì la prima rappresentazione della Natività, “Chi lavora con le sue mani è un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano. Chi lavora con le sue mani e la sua testa ed il suo cuore è un artista”. La citazione sembra descrivere perfettamente la dedizione con la quale i volontari di Bibano hanno dato vita a questa vera opera d’arte, espressione del cuore di un’intera comunità che nel presepe si trova ancor più unita ed esprime il profondo amore per la propria terra e le proprie tradizioni. 

Ultimo aggiornamento: 29/04/2024 22:43