Il 19 Novembre, ricorrenza della sua nascita, metterò davanti alla porta chiusa della chiesetta, questa preghiera con dei fiori con la speranza che da Portogruaro o da Concordia Sagittaria qualcuno si occupi di riportarla all’antico splendore. Lasciai quel luogo con immensa malinconia che non voleva abbandonarmi. Allora ho ripensato ad alcune parole che scrisse Paola Capriolo:“ Una della poche consolazioni, quando perdiamo una persona cara, è data dal rendersi conto che la sua scomparsa è soltanto relativa : essa continuerà in qualche modo ad esistere finché noi esisteremo e la ricorderemo, e sopravviverà tanto più intensamente e durevolmente, quanto maggiore è l’ che lascia dietro di se” .
Il 19 novembre 2022 saranno trascorsi 120 anni dalla nascita della principessa di casa Savoia, Mafalda Maria Elisabetta Anna Romana , nata nel 1902, dal matrimonio tra Vittorio Emanuele III e la sua consorte Regina Elena. Una nascita attesa con felicità dai genitori, ma il destino di quella bambina sarebbe stato segnato da tanto dolore. Il Re era salito al trono dopo l’uccisione del padre Umberto I in quel drammatico giorno di luglio del 1900 a Monza. Aveva riversato tutto il suo amore alla sua Patria e alla Patria del cuore che è da sempre la famiglia. Dal matrimonio nacquero altri figli, e finalmente venne l’erede tanto atteso che nacque nel 1904 a Racconigi. La Principessa Mafalda visse fino al matrimonio in armonia con la famiglia. Fu vicina alla madre anche durante il periodo buio della Grande Guerra, quando dovette aiutare la Regina Elena, assieme alle sorelle, a curare i soldati feriti che venivano ricoverati in alcune stanze del Quirinale e a Villa Margherita. La vita in quel periodo era scandita da una rigida volontà della Regina Elena, ogni figlio aveva il suo compito. La Grande Guerra lasciò delle ferite profonde, difficili da rimarginare: distruzione di una parte d’Italia, molti invalidi e una grande povertà. La principessa Mafalda con gli anni si affezionò a tutte le sorelle, al fratello Umberto e in modo particolare alla principessa Giovanna.
Nel 1923 Mafalda sposò a Racconigi, il principe Filippo d’Assia e dal loro felice matrimonio nacquero ben quattro figli : Maurizio d’Assia (1926); Enrico d’Assia (1927-1999), Ottone (1926 -1998), ed Elisabetta d’Assia. Una vita che sembrava essere una favola: il matrimonio d’amore, e la nascita dei figli a coronamento del loro matrimonio . Fu una sposa ed una madre esemplare. La principessa Mafalda aveva ereditato dalla madre la dedizione per le persone disagiate, per gli umili e questo il buon Dio non lo avrebbe mai dimenticato. La vita spesa per gli altri è la più nobile. Lo scrittore Romano Battaglia scriveva: “ La merce più rara al mondo è il buon senso, la più preziosa il coraggio, la più fragile la virtù, la più svalutata è l’intelligenza. Infatti è difficile incontrare persone di buon senso, coraggiose, virtuose, ma abbastanza facile trovarne di intelligenti”.
La principessa Mafalda di Savoia era una donna di buon senso, a cui si univa una viva intelligenza. Tra le molti doti la contraddistinguevano la generosità e l’altruismo. Lo dimostra il fatto che quando seppe della morte del marito di sua sorella Giovanna, si dice avvelenato dai tedeschi, non pensò minimamente a se stessa, e si precipitò subito da lei. L’idea che fosse sola in quel momento di dolore la spaventava, a dimostrazione dell’amore che la univa alla sorella. Affidò i suoi figli al Vescovo Montini, il futuro papa, che li nascose in Vaticano e partì per la Bulgaria, accompagnata da una persona di fiducia di suo padre il Re Vittorio Emanuele III. Dopo un viaggio difficile raggiunse l’adorata sorella e le stette accanto. Il mondo stava attraversando un periodo difficile, la guerra era al culmine. La sorella era distrutta dal dolore, la morte del marito e la sofferenza che l’uomo ha provato non sono comprensibili.
Nino Bolla, uno dei massimi scrittori dei Savoia, scrive nella rivista Historia :“ Il 21 settembre 1943: la secondogenita di Vittorio Emanuele III è tornata a Roma dopo aver partecipato nella capitale Bulgara, alle esequie del cognato Re Boris che tredici anni prima in Assisi aveva sposato Giovanna di Savoia. E’ tornata, Mafalda con negli occhi il ricordo del pianto della sorella, prima di lei sfiorata dalla crudele sorte che, dopo tanto splendore e tante soddisfazioni per abbattersi, senza pietà, sui discendenti principali della stirpe Sabauda”. Nonostante fosse stata messa al corrente dell’armistizio dalla Regina di Romania, decise comunque di rientrare a Roma per abbracciare i suoi figli che erano ospiti presso il Vaticano. Con l’inganno fu arrestata il 22 settembre 1943, portata in Germania e infine deportata nel lager di Buchenwald. Venne rinchiusa in una baracca sotto il falso nome di Frau von Weber assieme all’ex deputato social democratico Rudolf Breitscheid e sua moglie. Il suo fisico già provato dal dolore per lontananza dei figli, e dall’impossibilità di avere notizie del marito, deperì ulteriormente a causa del glaciale freddo invernale e del poco cibo che divideva con altri prigionieri.
La guerra continuava e nell’agosto del 1944 un bombardamento anglo - americano distrusse la sua baracca. La principessa riportò gravissime ferite, pertanto, venne trasferita nell’infermeria del postribolo tedesco. Solo dopo quattro giorni fu sottoposta ad intervento chirurgico per sopraggiunta cancrena al braccio sinistro. Ma il ritardo dell’atto chirurgico la condusse alla morte dopo grandi sofferenze il 28 agosto 1944. Grazie all’intervento di un monaco boemo, le sue spoglie non vennero cremate e furono messe in una cassa di legno. Dopo alcuni mesi grazie all’intervento di sette marinai italiani, reduci dai lager nazisti, identificarono la bara della principessa, e posero una lapide e una croce in legno di quercia , che permisero successivamente di identificarla. I suoi genitori vennero a conoscenza della sua morte solo dopo otto mesi, verso i primi di maggio del 1945. La vecchia regina alla notizia s’ accasciò e un pianto disperato la travolse ininterrottamente.
Attualmente la principessa Mafalda riposa nel piccolo cimitero degli Assia nel castello di Kromberg in Taunus a Francoforte- Xochst, frazione di Francoforte sul Meno. Le sue ultime parole furono dirette agli italiani del lager: “Italiani, io muoio , ricordatemi non come una principessa ma come una vostra sorella italiana”.
Emilio Del Bel Belluz