Da un modello rigido e gerarchico a uno più aperto e inclusivo, che cerca di rispondere alle esigenze di una società in continua trasformazione.
La scuola italiana ha subito notevoli trasformazioni nel corso del tempo, adattandosi ai cambiamenti sociali, economici e culturali del Paese.
Ieri era una scuola rigida e selettiva
Fino agli anni '60 e '70, la scuola italiana era improntata a un modello didattico fortemente autoritario. Gli insegnanti incarnavano figure di autorità indiscussa, e il rapporto con gli studenti era spesso basato su disciplina e obbedienza.
L'accesso all'istruzione era limitato: molti giovani abbandonavano gli studi dopo la scuola dell'obbligo per inserirsi precocemente nel mondo del lavoro, soprattutto nelle zone rurali, dove anche le stesse famiglie non incoraggiavano un percorso scolastico di livello superiore, sia per ragioni economiche che sociali.
Il programma scolastico, uniforme e poco flessibile, si concentrava su conoscenze teoriche e nozionistiche, spesso lontane dalle esigenze pratiche della società. La scuola promuoveva un modello educativo elitario, con un numero relativamente basso di diplomati e laureati rispetto agli standard odierni.
Negli ultimi decenni, la scuola italiana è diventata più inclusiva, promuovendo l'accesso all'istruzione per tutti, indipendentemente dal ceto sociale o dalla provenienza geografica.
Sono stati introdotti strumenti di supporto per studenti con bisogni educativi speciali (BES) e disabilità.
La didattica si è evoluta grazie alle tecnologie digitali, che offrono nuove modalità di apprendimento, come piattaforme online, lavagne interattive e progetti multimediali.
L’introduzione dell'Educazione Civica e di discipline interdisciplinari riflette l’esigenza di preparare gli studenti a un mondo in rapido cambiamento. Tuttavia, permangono problemi strutturali come il sovraffollamento delle classi, la precarietà degli insegnanti e le disuguaglianze territoriali.
Il rapporto studenti-insegnanti: in passato, c’era una relazione formale e distaccata in cui il rapporto tra studenti e insegnanti era caratterizzato da una netta distanza gerarchica. Gli insegnanti erano spesso percepiti come figure temute e rispettate, e il loro ruolo era principalmente quello di trasmettere conoscenze. I metodi disciplinari, talvolta severi, riflettevano una società più autoritaria, dove la parola del docente difficilmente veniva messa in discussione.
Oggi esiste un rapporto più umano ma spesso divenuto poco o per nulla collaborativo…
Negli ultimi anni, la relazione tra studenti e insegnanti è diventata più aperta e paritaria. Gli insegnanti non trasmettono solo nozioni, ma possono anche accompagnare gli studenti nel percorso di crescita. La comunicazione si è arricchita di dialogo e confronto, e molti docenti adottano metodi didattici che favoriscono la partecipazione attiva degli alunni, ma spesso questo ha dato luogo a intemperanze e a mancanza di rispetto nei comportamenti.
Da un lato, gli insegnanti affrontano difficoltà nel mantenere l’autorevolezza in un contesto sempre più complesso; dall’altro, gli studenti non sanno ancora bilanciare il rispetto per l’autorità con la libertà di esprimere le proprie opinioni. Spesso si sentono episodi di aperta maleducazione degli alunni verso gli insegnanti appoggiati da genitori e avvocati e talvolta nell’indifferenza di presidi o colleghi. In Svizzera ad esempio questo non succede e lo stipendio degli insegnanti è più alto che altrove proprio per l’importanza e la responsabilità dei docenti nel campo educativo. Forse è per questo che in Italia , a causa di uno stipendio basso rispetto ad altri lavori, gli insegnanti non vengono rispettati? E’ ancora solo una questione di denaro? Che esempio ne ricevono le giovani leve? E poi i presidi…. Sono diventati solo dei burocrati? Hanno paura di genitori e alunni? Cosa vuol dire oggi voler fare il maestro? Il valore di una laurea non è più lo stesso di un tempo?
Il percorso scolastico è importante per le scelte che in futuro i giovani sono chiamati a fare, per questo gli insegnati vanno sostenuti e supportati nel loro quotidiano servizio educativo.
Daniela Modolo