TREVISO - Associazione Comuni della Marca Trevigiana e Centro Studi Amministrativi della Marca Trevigiana hanno inviato oggi una lettera al Governo chiedendo la revisione delle norme sul personale pubblico contenute nel Disegno di Legge di Bilancio 2025. La presidente dell’ACTM, Paola Roma, e il presidente del CSMT, Marco Della Pietra, chiedono in particolare la soppressione o sostanziale modifica dell’art. 110.
“Dopo che da tempo i Comuni, non solo nella Marca Trevigiana ma in tutta Italia, lamentano carenza di personale, come già fatto notare dall’ANCI, si torna al passato, con un turnover del 75% per Comuni con più di 20 dipendenti. Una misura che nel nostro caso riguarda la stragrande maggioranza delle Amministrazioni Comunali del territorio e che soprattutto va a sovrapporsi alla norma del 2020 sul principio di sostenibilità nelle assunzioni e mette così a rischio la programmazione triennale del fabbisogno di personale e la mobilità tra enti, tralasciando il fatto che il blocco del 75% è previsto per il solo 2025, mentre la pianificazione è triennale, il che lascia presupporre che il tutto debba essere anticipato al prossimo anno. Tutto ciò è insostenibile, specie per i Comuni più piccoli, che non potrebbero sostenere questa riorganizzazione.
A questo si aggiunge che dal raffronto tra i commi 9 e 12 risulta che le economie del 25% ipoteticamente “risparmiato” non è destinabile all’incentivo di chi rimane in Municipio a sopperire alle assenze delle mancate assunzioni – spiegano Paola Roma e Marco Della Pietra – L'art. 110 andrebbe dunque soppresso o perlomeno fortemente ridimensionato nell'ambito di applicazione, perché quel turnover è sostenibile soltanto dagli enti locali con almeno più di 100 dipendenti, solo questi potrebbero essere in grado di riorganizzarsi tagliando la dotazione organica e mantenendo al contempo le prestazioni. Parliamo dei Comuni della Marca Trevigiana, tutti virtuosi, nessuno in dissesto, e che nonostante le politiche di riduzione del personale in atto dal 2008, lottano quotidianamente per offrire servizi alla Comunità, soffrendo già di carenza di organici e difficoltà di reperire figure specifiche.
Che senso ha dunque limitare la possibilità di inserire nuove forze, nuove risorse qualificate, giovani? E proprio nella fase finale di applicazione del PNRR, trovarsi senza il personale che può attuarlo? È necessario dunque modificare la norma per poter garantire anche soltanto il mantenimento della capacità della macchina amministrativa di far fronte ai bisogni della Comuni, specie in una prospettiva di Autonomia Differenziata”.