Treviso, Veneto, Turismo

L'oratorio di Borgo Mescolino a S.Martino di Colle Umberto

di Monia Pin

Quando già l’autunno tinge di ben altri toni le colline e l’aria fresca invoglia ad uscire per una camminata nella quiete non manca l’occasione di incontrare lungo la strada qualcosa che fermi i nostri passi, come ad esempio una chiesetta con la porta socchiusa come se invitasse il passante ad entrare.
In una mattinata domenicale, passando per Borgo Mescolino a San Martino di Colle Umberto, non si può non notare il candore dell’edificio sacro che si affaccia sulla via del Calvario che porta verso la Chiesa Parrocchiale (percorso già descritto in un mio precedente articolo).

L’origine dell’oratorio è incerta pur se la sua esistenza è testimoniata da un documento datato 1478 nel quale viene denominata “S. Maria della Misericordia de Mescolin”, intitolata poi nel 1787 alla Madonna della Salute. Fu sempre nel corso del XVIII secolo che vide una prima ristrutturazione grazie al pievano Antonio Bonaldi, assumendo la forma che attualmente possiamo vedere. All’interno poi compare una lapide posta sopra la porta principale che sembra ricordare un altro restauro datato 1954 (“Rest. Anno Mariano 1954”).
Ancor oggi molto frequentato l’oratorio presenta dettagli interessanti, testimonianze di una devozione che non si è mai affievolita nel corso dei secoli. Attualmente è possibile visitarlo nei fine settimana.

All’entrata si è subito proiettati verso una dimensione di autentica pace, subito accolti dalla figura di Cristo Crocefisso posto sulla parete opposta, con il capo lievemente chinato e lo sguardo diretto verso l’ingresso principale mentre sulle pareti scorrono le stazioni della via Crucis.
Gli occhi spaziano un po’ ovunque accompagnati da un misto di stupore e sana curiosità, la stessa che ci fa notare ogni singolo dettaglio iniziando dal bellissimo lampadario che pare irradiare tutto intorno la luce d’autunno, creando quell’atmosfera di tranquillità e dolcezza che esalta l’insieme, evidenziando anche i motivi floreali che decorano con sorprendente eleganza il soffitto.
Non mancano le opere che ci tramandano il fervore della fede che ancora anima i nostri borghi, come ad esempio la pala d’altare dove la figura centrale della Vergine Maria appare con il suo dolce atteggiamento materno tenendo in braccio il Bambino Gesù, mentre contemporaneamente rivolge lo sguardo ai i fedeli che si avvicinano a Lei per una preghiera. Ai lati due angeli tengono tra le mani il giglio, classico simbolo di purezza, assumendo però pose differenti: a sinistra l’angelo è assorto guardando con dolcezza la Vergine Maria mentre a destra l’altro angelo guarda dritto di fronte a sé, come se richiamasse la nostra attenzione verso il centro della scena, con un tono composto e amorevole.
La chiesetta non lesina certo altre piccole sorprese, come il dipinto posto a sinistra prima dell’abside che rappresenta sempre la Madonna con il Bambino la quale, mentre è avvolta soavemente dalle nuvole e dai volti di piccoli angeli, porge la corona del Rosario a San Domenico di Guzman. La raffigurazione si rifà alla visione nella quale a San Domenico la Vergine Maria additò il Rosario come la preghiera più efficace per combattere le eresie senza ricorrere alla forza. Accanto al dipinto spicca la piccola statua di San Giuseppe, uno dei santi che appartengono da sempre alla tradizione religiosa della nostra zona.

Degno di nota anche il dipinto della Crocifissione dove la scena vede rappresentati tutti gli elementi classici dell’episodio evangelico. Il Cristo al centro della scena con il capo reclinato viene evidenziato da una luce che sembra alludere alla speranza racchiusa nel suo imminente messaggio di resurrezione, in basso la Madonna lo osserva mentre a mani giunte pare intrattenere un dialogo fatto di sguardi con il Figlio, discorso al quale sembra voler renderci partecipi. Ai piedi della Croce compare Maria Maddalena, inginocchiata e con il volto quasi appoggiato al crocefisso e l’Apostolo Giovanni, in piedi e con gli occhi rapiti verso il suo Maestro.
Una rappresentazione dell’Ultima Cena arricchisce l’altare, altre immagini rammentano quanto sia vissuto il luogo e quanto sia viva la preghiera che cerca conforto nell’intercessione dei Santi e dei Beati che hanno lasciato nel nostro territorio il ricordo indelebile della loro bontà e del loro stato di grazia, come Sant’Antonio da Padova o Giovanni Paolo I.

Mi scuso se mi sono lasciata trascinare dalla sorpresa e dalle emozioni, qualcuno potrà obiettare che l’oratorio non contiene opere di particolare valore, ma non è cosi! Il valore di ciò che si trova all’interno di questo piccolo ma interessante edificio sta tutto nel sentimento vivo che traspare dalla cura con cui le persone hanno provveduto ad arredare ed abbellire questo luogo di culto, curando ogni dettaglio fino ad esprimere tutta la forza che da sempre anima la religiosità della nostra gente.
Se vi capita fermatevi, potrete riassaporare qualche minuto di serenità mentre la preghiera e la meraviglia diventano un tutt’uno in aura di semplicità che racconta in silenzio un altro pezzo della nostra storia.

Ultimo aggiornamento: 05/12/2023 19:05