Editoriali

Guerre. Predatori e prede: il conflitto invisibile

di Enrico Popolo

"Il mondo è in guerra. Dappertutto. Sono 59 le guerre in corso nel mondo in questo momento di cui circa la metà ad alta intensità e a rischio di pericolosa escalation. Ad ogni soluzione di conflitti cui segue la pace altri ne emergono, senza tregua alcuna, rinnovando anno dopo anno l’affermazione precedente: il mondo è in guerra dappertutto!
 
Ma che cos’è esattamente la guerra? Letteralmente è ‘un conflitto aperto e dichiarato fra due o più stati, o in genere fra gruppi organizzati, etnici, sociali, religiosi condotto con l’impiego di mezzi militari’. Ma queste parole, per quanto esaustive, sono insufficienti per definirla e non ci offrono le risposte desiderate alla vera domanda tutti noi ci poniamo: perché la guerra?
Papa Francesco, in un’intervista rilasciata ad aprile a Lorena Bianchetti, conduttrice del programma di Rai 1 “A Sua immagine”, ha affermato che “Tutti noi viviamo uno schema belligerante demoniaco che induce l’uomo a uccidersi l'un l'altro per voglia di potere, per voglia di sicurezza e per voglia di tante cose. Perché è duro dirlo, ma il mondo ha scelto lo schema di Caino. La guerra, quindi, è mettere in atto il 'cainismo', cioè uccidere il fratello".

Lo schema del cainismo però, non è così semplice come si potrebbe pensare, nel senso che il male che lo agita non è così manifesto. Poiché sostenuto da una regia occulta, che il Papa definisce demoniaca, esso è molto più articolato e strategicamente evoluto. Mentre nella guerra abbiamo due attori apertamente dichiarati, l’aggressore e l’aggredito in cui il nemico è facilmente riconoscibile, in un conflitto invisibile spesso siamo chiamati al difenderci ignorando di essere al centro di una battaglia. Il nemico c’è, agisce contro di noi ma non si vede. Le sue strategie ci colpiscono ma non sono riconosciute. Così capita che viviamo difficoltà, aggressioni, malesseri inspiegabili, vessazioni e molto altro, senza che tutto quel male sia riconducibile a un motivo plausibile o a un nemico identificabile. 

Non c’è bisogno di entrare nella sfera spirituale per comprendere questo concetto, perché le cruentissime battaglie di cui si parla si manifestano nella quotidianità e abbracciano ogni ambito della nostra vita. Il nemico è il vicino di casa, il parente stretto, la persona verso cui nutriamo sentimento, il datore di lavoro o il collega con cui collaboriamo; ma può essere altresì uno sconosciuto, un evento improvviso o un incontro casuale o altro. Il male è ovunque, e agisce indisturbato perchè non è visto né riconosciutosi dai più.
Quindi: come individuare un conflitto invisibile e difendersi?

Dal momento che stiamo parlando di guerra il primo bisogno è armarsi, e la prima arma richiesta è la consapevolezza. Riconoscere il nemico, individuarlo e opporsi ai suoi propositi quando possibile, è l’unica via d’uscita che abbiamo per proteggere noi stessi e i nostri valori.
In riferimento alla consapevolezza, cioè la prima arma, è bene sapere che il nemico è un predatore e ai suoi occhi noi siamo le sue prede. Egli è nascosto, talvolta mascherato da buoni sentimenti e dotato di grandi capacità strategiche che pone in atto per raggiungere i propri obiettivi. Può essere chiunque. Quindi, per aiutarvi a riconoscerlo, mi affido alle affermazioni dell’antropologo americano Thomas E. Sheridan che sull’argomento ci offre una mirabile definizione: "Il predatore è in guerra da sempre: una guerra contro la bellezza che lo circonda. Sa che non potrà mai raggiungere lo stato di grazia in cui esiste un senso di apprezzamento e di gratitudine, quindi cerca di distruggere questa bellezza. Mentre gli umani possono avere l'esperienza della bellezza della loro anima, il predatore è in cerca solo di mezzi energetici da "sottrarre", menti da torturare e disturbare e ancora corpi da pervertire e inquinare. I predatori creano uguaglianza, portando tutti quelli intorno a sé al loro livello di non-vita. Impongono il loro odio verso lo spirito umano nel mondo intorno a loro e avvelenano ogni cosa che toccano...la vita in sé è la loro più grande psicosi. 

Eternamente affamati, sempre vuoti, non smettono mai di cercare quella cosa che ci rende umani e che ai predatori mancherà sempre: l'Anima."
Alla luce di queste parole, tra l’altro espresse da un ricercatore slegato dalle dinamiche ecclesiastiche, il conflitto invisibile comincia ad assumere una forma più percettibile e gli attori sono maggiormente individuabili. Thomas Sheridan, infatti, afferma che ci sono due specie che camminano su questo pianeta: gli esseri spirituali liberi e i predatori senza coscienza e consapevolezza. Volgarmente possiamo considerarli semplicemente la preda e il predatore.
 
- Gli Esseri Spirituali Liberi hanno capacità di amore per sé stessi e per gli altri, sono empatici, compassionevoli, riconoscenti, capaci di cooperazione e di solidarietà. Hanno una coscienza e sono consapevoli che ogni loro pensiero, parola o azione ha un impatto sul mondo esterno, sugli altri e su loro stessi. Se sbagliano fanno di tutto per rimediare, per assumersene la responsabilità e per migliorare come possono. Hanno intuizione e creatività per affrontare la vita quotidiana con flessibilità e senza stress. L'Essere spirituale libero può concentrarsi sulle cose che nella vita portano gioia, serenità, pienezza e completezza piuttosto che sulle cose che i mass media e la pubblicità ci dicono che ci mancano per poterci completare ed "essere accettati". Essi sono stati generati per immaginare e per creare e sono incapaci di crudeltà e di violenza gratuita. Questo perché possiedono una coscienza.

- I Predatori senza coscienza e consapevolezza, invece, sono completamente diversi. Secondo T. Sheridan i predatori puri (da lui definiti psicopatici) sono il 4% della popolazione (1 ogni 28 in Europa e 1 ogni 22 in nord America). Sebbene la predazione sia una natura che possiede intensità diverse, tutti stravolgono la vita degli esseri spirituali liberi che li circondano trascinandoli nel fondo di un pozzo buio e senza fine. Questo è il loro scopo e questa la loro principale predazione. Come parassiti che non mollano la presa, essi si nutrono di quegli esseri rendendogli una vita d'inferno e isolandoli dal mondo tra critiche, le accuse e i sensi di colpa. Vi porto alcuni esempi per individuarli: possono travestirsi da finto malato o finto disabile che tortura il prossimo senza fine, nascondersi dietro una figura socialmente funzionale che si districa nella società, sfruttando chiunque incontri grazie ad una apparenza di benessere mentale manifestata con destrezza e fare opportunista. Il predatore può usare la maschera del maschilismo per sfruttare e schiavizzare le donne, considerandole solo degli oggetti sessuali o degli oggetti di procreazione. Questi può essere vostro fratello, vostra sorella, l’amante, il vostro amico più caro o una persona insospettabile che vi orbita intorno. Il predatore, inoltre, può rivestire i panni del politico carismatico favorito dai poteri forti, perché è senza scrupoli e senza vergogna. Ma questo cacciatore lo troviamo anche tra i serial killer, gli assassini, i pedofili, i violentatori e i truffatori che non riescono più a gestire la loro patologia e continuano ad auto-giustificarsi finché la fanno franca e non vengono colti sul fatto. Infine è importante sapere che i predatori si riconoscono tra loro, ed essendo marcatamente territoriali mantengono la giusta distanza evitando lo scontro.
Ecco, questi sono gli attori principali del conflitto invisibile, almeno nel mondo materiale. Per descriverli non ho potuto escludere il lavoro del Prof. Sheridan perchè la sua ricerca è oltremodo accurata, e se riportata nella realtà che ci circonda, offre molte risposte su quanto ci nega felicità e benessere.
Ma esiste una terza categoria non contemplata dall’antropologo americano che contraddistingue la natura umana: gli Ipocriti Consenzienti.
 
- Gli Ipocriti Consenzienti: sono figure minori solo in apparenza, perché in realtà sono la stragrande maggioranza. Sebbene abbiano un pensiero proprio non si schierano, non rischiano, non protestano e tendenzialmente seguono l’orientamento del più forte per stare tranquilli. Obbediscono alle direttive comuni e di regime senza obiettare, e anche se apertamente esprimono consensi, segretamente giudicano e criticano senza pietà… però alla fine obbediscono sempre! L’ipocrita consenziente non teme il predatore perché come lui è intriso di menzogna e falsità, ma ciò che lo preserva dalla predazione è principalmente la sua capacità di adulazione che stimola l’altrui vanità. Il predatore quando viene adulato e non contrastato ammorbidisce i toni, spegne la propria competizione e le emozioni accese, perdendo subito interesse verso quel soggetto. Ma il motivo è anche un altro: l’ipocrita non lo nutre e non ha nulla da dargli. Il predatore non ha bisogno di cacciarlo perché lo sente già suo (anche se ciò è un inganno) e così va alla ricerca della vera preda per soddisfare il proprio bisogno.

L’inganno dell’ipocrita consenziente evita la predazione, è vero, ma non può fare a meno di essere riconosciuto dall’essere spirituale libero. Tra loro il conflitto è decisamente più visibile di quello fin ora descritto, perché la falsità e la menzogna celate dalla facciata perbenista stridono nell’incoerenza tra le parole e i fatti. Ecco perché gl’ipocriti ai loro occhi non passano inosservati e non sono accettati. Questo conflitto è meno cruento del precedente, ma non per questo meno doloroso. Il giudizio e le critiche, spesso espresse alle spalle, sono come morsi di serpente per la natura nobile dell’essere spirituale libero, che non subisce passivamente l’attacco dell’ipocrita ma reagisce con decisione.
Anche in questo caso sorge lecita una domanda: tra la due categorie chi è la preda e chi il predatore? Facile intuirlo. La preda è quasi sempre quella che soffre.
 
Uso le parole di Papa Francesco per definire l’ipocrita e valutarne la pericolosità: “l’ipocrisia distrugge, uccide le persone e strappa la personalità e l’anima delle persone. L’ipocrisia uccide le comunità”. L’ipocrita consenziente è ‘di gomma’, sembra che tutto gli rimbalzi e quando è nel torto e viene scoperto si giustifica in mille modi riversando la colpa sugli altri. Nel caso in cui sia pubblicamente svergognato e la propria natura svelata, questi si allontanerà o s’isolerà finché non avrà ripreso la facciata di perbenismo perduta per poi ricominciare. Quindi anche se apparentemente l’essere spirituale libero è più forte e ‘vince’ il conflitto, non ferisce l’ipocrita che nega le evidenze, stravolge le verità e si associa con i suoi simili per denigrarlo alle spalle con maldicenze e falsità vanificando ogni addebito. Quindi ancora una volta la preda è quella che ha più cuore e maggiori scrupoli, quindi l’essere spirituale libero.
Alla luce di quanto fin qui raccontato, il lettore potrebbe chiedersi: io sono predatore o preda? Entrambi gli aspetti sono parte integrante della natura umana quindi a seconda delle circostanze o delle necessità siamo sia gli uni che gli altri. In relazione a ciò, ricordo che sono sempre tre le reazioni istintive che obbediscono agli ordini primordiali di sopravvivenza: attacco, difesa e fuga.

E ovviamente ognuno di noi le possiede.
Il predatore puro (psicopatico) di Sheridan, invece, è una figura a parte. Egli non pone in atto le sue strategie per esigenze di sopravvivenza ma per puro spirito di sopraffazione in danno del prossimo. Per questo non è scusabile. La loro predazione avviene principalmente verso gli esseri spirituali liberi perché sono gli unici, quando non sono a conoscenza di queste informazioni e cioè inconsapevoli, che sempre andranno loro incontro cercando di comprenderli e continuando ad aiutarli. Essi li giustificano anche quando sono duramente colpiti. Oltre a ciò non di rado nutrono pena per loro e quasi provano il desiderio di difenderli, quando per ottenere il proprio scopo essi fanno leva sui sentimenti di fratellanza e amore. E quindi li perdonano... sempre.
 
È facile intuire che questa natura misericordiosa è una pacchia per il predatore, che la fa franca facendo quello che gli pare senza mai prendersi responsabilità delle proprie azioni. Ecco perché gli esseri spirituali liberi, a differenza degl’ipocriti consenzienti, sono la preda perfetta.
Come si possono contrastare i predatori seriali?
Se la preda fosse consapevole saprebbe che nei predatori puri l’assenza di scrupoli non li abbandona mai, nemmeno quando fanno le ‘vittime’. Se fosse consapevole, saprebbe anche che i soldi e il potere sono la loro priorità. Per loro tutto è business e un gioco tra vincitori e perdenti, e pur di trionfare in ogni situazione e relazione faranno di tutto, anche spazzare via qualunque ostacolo che si frappone alla realizzazione del proprio scopo. Se fossero consapevoli, questo sarebbe un segno distintivo aiuterebbe a riconoscerli.

Se fossero consapevoli, altresì, saprebbero anche che i predatori hanno un punto di grande vulnerabilità: non essendo autonomi hanno sempre bisogno degli altri per raggiungere gli obiettivi prefissi ed esercitare il proprio potere o controllo. Quindi hanno bisogno di loro per sopravvivere e di loro si nutrono. Se gli negassero l’aiuto richiesto, anzi preteso, li costringerebbero a rivolgersi altrove, salvandosi.
Ecco, forse se gli esseri liberi spirituali sapessero tutto questo potrebbero difendersi e contrastare l’aggressore con efficacia… ma ne dubito fortemente. Il cuore, la compassione e la misericordia in loro restano preponderanti, e ogni reazione di contrasto, seppur vincente, potrebbe generare sensi di colpa che alimenterebbero ulteriormente il rapporto predatore-vittima, riportando lo schema all’origine.

In conclusione, il conflitto invisibile agisce nella realtà del mondo fisico e si rivolge agli uomini, ma ben altre cruentissime battaglie sono combattute a nostra insaputa: sono le battaglie spirituali. Cambiano gli attori, diversi sono gli schieramenti e ben più profondi sono in principi che le sottintendono, ma lo scopo è sempre lo stesso: difendere l’uomo dall’ottenebramento della disperazione e preservarne la salute spirituale. Nel mondo dello spirito le strategie di predazione si raffinano ma nella sostanza sono le stesse che viviamo nella nostra realtà. Per questo ritengo sia importante stare attenti e diventare consapevoli di noi stessi e dei nostri nemici: per difendere i principi e valori che ci appartengono.
A tal proposito affermava F. Dostoevskij nei Fratelli Karamazov: “La battaglia tra Dio e il demonio è proprio il cuore dell’Uomo”. È lì che si gioca la partita.

Ultimo aggiornamento: 03/05/2024 14:22