VENEZIA - L’acqua come filo conduttore di un nuovo racconto territoriale: è questa la visione con cui Università Ca’ Foscari Venezia apre la seconda fase del progetto di ricerca “Lab Village - Turismo, Cultura e Industrie Creative” dedicata al turismo outdoor, in occasione della prima Giornata Regionale del Turismo Fluviale, in programma domenica 13 aprile.
Dopo aver esplorato le possibilità di un turismo culturale sostenibile in montagna – grazie ai prototipi culturali co-creati insieme a tre artisti negli Altipiani Cimbri – il team cafoscarino guarda ora ai paesaggi d’acqua del Nordest veneto. Le rive, i bacini idrografici e i contesti naturalistici legati ai corsi d’acqua e alle storie del Piave, del Bacchiglione e della Brenta sono soltanto alcuni dei protagonisti del percorso di valorizzazione culturale e ambientale.
«Il turismo fluviale è un fenomeno ancora emergente, almeno dalle nostre parti, ed è proprio per questo che lo abbiamo scelto come fulcro del secondo Lab Village per l’innovazione turistica. - dichiara il professor Fabrizio Panozzo, docente di Politiche Culturali e responsabile scientifico dello Spoke 6 di iNEST - Il contesto del fiume si presta quasi naturalmente ad una forma di turismo sostenibile: non richiede grandi infrastrutture né evoca grandi flussi, ed è in profondo dialogo con le caratteristiche dello spazio segnato dall’acqua, così come con il patrimonio culturale, economico e tecnologico che nei secoli si è sedimentato lungo le rive. Un contesto ideale, dunque, per fare innovazione turistica non tanto e non solo attraverso nuove “esperienze”, ma a partire dallo sguardo e dall’immaginazione degli artisti che ci accompagneranno in questo percorso alla scoperta dei legami profondi tra cultura e turismo».
In qualità di capofila dello Spoke 6 nell’ambito delle attività promosse da Consorzio iNEST, l’Università Ca’ Foscari Venezia guiderà tre laboratori che metteranno al centro l’acqua come risorsa ecologica, bene comune, memoria viva e spazio di innovazione turistica. Un invito a riscoprire fiumi, laghi e coste come paesaggi narranti, intrecci di storia, identità e relazioni con le comunità che li abitano. Attraverso i linguaggi dell’arte e le pratiche della creatività contemporanea, il progetto mira a generare forme di turismo outdoor sostenibile, promuovendo processi di rigenerazione culturale e territoriale.
«Vogliamo proporre riflessioni e azioni concrete sul fenomeno del turismo fluviale dove tendono ad emergere due prospettive opposte: da un lato abbiamo un approccio del tutto economico che mira a “sfruttare” le risorse fluviali per scopi turistici e di business, dall’altro una visione iper tutelante che sottolinea i danni causati dalle attività antropiche. - spiega il professor Maurizio Busacca, docente di Sociologia Economica e responsabile del progetto “Lab Village - Turismo, Cultura e Industrie Creative” - Si tratta di una dicotomia che noi tentiamo di sbrogliare con un approccio di sperimentalismo democratico, insieme a istituzioni locali, imprese, cittadini, esperti e artisti».
Il progetto punta a costruire una rete territoriale ampia che metta in dialogo realtà diverse per favorire una cultura della sostenibilità condivisa legata al turismo fluviale. «Con questa azione ci allineiamo all’impegno della Regione Veneto per un turismo sostenibile, promuovendo forme innovative di fruizione dei territori legati ai corsi d’acqua. - conclude Valeria Bruzzi, assegnista di ricerca che segue lo sviluppo delle ricerche - L'intento è di riscoprire questo elemento naturale come elemento culturale e vivo, capace di offrire letture contemporanee del territorio anche passando attraverso le sfide ambientali e climatiche del nostro tempo. Attraverso laboratori sperimentali che intrecciano arte, scienza, tecnica ed educazione, ci concentreremo su tre filoni principali: l’esplorazione lenta dei cammini, come spazi di ricerca turistica e presìdi di innovazione culturale, la lettura di infrastrutture contemporanee per la gestione dell’acqua, come strumenti educativi e chiavi di comprensione del paesaggio, e infine l’attivazione di forme partecipative di racconto in spiagge e rive fluviali, abitate come spazi di socialità diffusa e di riappropriazione collettiva del territorio».